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98 vii - cecco angiolieri

LXX

Si pente di una buona occasione perduta...

E’ non ha tante gocciole nel mare,
cheti i’ non abbia piú pentute ’n core:
ch’i’concedetti di prender la fiore,
4ch’ella degnò di volermi donare,
quella, che Di’ non ebb’altro, che fare,
quando la fece, tant’ha ’n sé valore;
e chi dicesse: — Te ne ’nganna Amore, —
8vad’a vederla e a udirla parlare.
E abbia cuor di pietra baldamente:
s’e’ non ritorna di lei ’nnamorato,
11si dica: — Cecco, ’l tu’ sonetto mente. —
Ch’ell’ha’l su’viso tanto dilicato,
coni’al mondo non ha nessun vivente;
14cosí non fosse quel vis’ancor nato!

LXXI

...specialmente perché la donna è morta, e morta vergine.

Or se ne vada chi è innamorato,
ch’e’ può dir che la madre il maladisse
gran tempo innanzi, ch’ella il partorisse,
4o che dal padre fosse ingenerato.
Per me lo dico, ch’i’ l’aggio provato:
el mio cor tristo, che ’n amor si misse
en si mal tempo, che giá mai non visse
8un’ora solamente riposato!
E si m’è avviso ch’or ne vieti la bella;
ché, tutto il tempo de la vita mia,
11non ebbe né avrò si ria novella.
E credo che ’ntervien, chi vuol si sia,
che, se muor la sua donna e sia pulcella,
14ell’a la sua vita avrá malinconia.