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122 | vii - cecco angiolieri |
CXVIII
Di certi doni, che vorrebbe fare al suo diletto Lano.
Dugento scodelline di diamanti
di bella quadra I.an vorre’ ell’avesse,
e dodici usignuo’, ch’ognuno stesse
4davant’a lui facendo dolzi canti,
e cento milia some di bisanti,
e tutte quelle donne, ch’e’volesse,
e si vorre’ch’a scacch’ogn’uom vincesse,
8dando li rocchi a’ cavalier innanti.
E si vorre’ la ritròpia ’n balia
avesse quelli, a cui tant’ho donato
11in parole, che ’n fatti non poria.
Ché nel senno, che ’n lui aggio trovato
con la bellezza, ben se li avverria;
14e tanto piú, quanto li fosse ’n grato.
CXIX
Ancora sulla stessa materia.
Giúgiale di quaresima a l’uscita
e súcina fra l’entrar di febbraio
e mandorle novelle di gennaio
4mandar vorre’ io a Lan, ch’è gioi’ compita;
ch’i’l’amo piú, che nessun uom la vita,
ed e’ mi tien per suo, e sono e paio:
ed e’ se ne potrebbe avveder naio;
8e a lui vado, come la calamita
va a Io ferro, ch’è naturaltade:
Amor comanda, e cosí vói che sia,
11ched i’ faccia per la sua gran beltade,
ch’è tanta, che contar non si poria;
ma non dico cosí de la bontade
14né del senno, per ciò ell’i’mentiria.