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184 | xviii - ser pietro de' faitinelli |
II
In dispregio della femmina.
In buona veritá, non m’è avviso,
avvegna ch’elio piaccia a la Scrittura,
che femmina pur veggia il paradiso,
4non che v’appressi a far dentro calura;
né che Dio padre li formasse ’l viso
a simiglianza de la sua figura:
anzi fu, per sacramento preciso,
8la femmina diabolica fattura.
La femmin’è radice de l’inganno;
femmin’è quella, che ogni fraude alletta;
11femmine pensali ogni mal e fanno.
Ma ben ho la credenza ferma e netta
che alquante, ma ben poche, ve ne vanno,
14per non lassar santa Maria soletta.
III
Scherza sulla morte della sua donna.
Io non sconfesso, Morte comunale,
che pur non tegna dono e cortesia:
ch’entrasti ’n corpo de la donna mia;
4e, s’io ne fosse ingrato, farei male.
Ma era si tua amica speciale,
e stata sempre a la speranza tia,
che non li dovei romper compagnia:
8or disdi’ poi che non se’ misliale!
Deh dimmi come ed onde fu tua entrata
e gita, ché v’avia piú forti passi
11e stretti, che tra Còrduba e Granata.
Gran maraviglia panni che v’entrassi;
e piú, che non vi se’ dentro affogata:
14ben credo, Morte, che ti disperassi!