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xviii - ser pietro de’ faitinelli | 191 |
XVI
Ma intanto, pur nell’esilio, si rallegra che la signoria di Castruccio
abbia spazzaTo il governo dei demagoghi.
Io non vo’ dir ch’io non viva turbato,
ch’io son di I.ucca nato,
e tengo del taulier la man di fòre:
ma, quando mi rimetto ben per core
5come ’l senno e ’l valore
e ’l nobil sangue v’era diventato;
e Truglio e Luglio e Mastin, Farinato,
Faben, Britto e Casato,
Migliaio e Argomento eran signore,
10e ’l Maestrello cestai’, Puccin tintore
e Cuper carradore,
Nuto, il Feccia, Antel, Vestito e Dato,
Gigliotto fabbro, Ner, Chele, Accordato,
Cinel, Din, Bigi e Mato,
15Cin pattumaio e Vita portatore;
odi, cittá gridata, per mio amore:
s’i’ riacquisti mio onore,
Lucca, è’ piú da piacer, che ’n l’altro stato.
Or non vi può far leghe e furerie
20Vippa, ser Lippo, Lotto e ser Comuccio,
Guercio, Michel, Borguccio,
Bontur né Pecchio, che spazzò le vie;
né Nello, mercenai’ popolaruecio,
germoglia per vigor di compagnie,
25né puote star colie
per tórre a bocca aperta, come ’l luccio.
Deh che ben abbia l’anno, l’ora e ’l die,
che fu signore il nobile Castruccio,
a ponere giú il cruccio:
30c’ha tutte spente queste tirannie.