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xxi - ser marino ceccoli | 247 |
Giónsivi Amor con sua saietta d’oro
allor si, che per lui ve risovvegna
11di’ dolce colpe, che ve diér costoro?
O con qual d’esse l’anima s’ingegna
di revedersi nel beato coro,
14ove col suo potere Amor si regna?
XXIII
A NERI MOSCOLI
Che la prescienza divina non distrugge il libero arbitrio.
La prescienzia de quel, ch’è terzo ed uno,
per che provveggia l’ordene fatale,
non v’impedisse arbitrio spander l’ale
4sovra lo propio desio de ciascuno.
Come per volontá védese alcuno
andar, ch’egli ande non constrenge tale
necessitá al suo termen finale:
8ch’andare e stare fermo gli è comuno.
Se bene entendo el vostro dir coperto,
el pressaper non giudico che sia
11come destina: ma, com’è suo merto,
receve chi via piglia bona o ria;
onde sian certe quei, ch’errando vanno,
14che da cotal cagione arbitrio tránno.
fine del primo volume.