Vai al contenuto

Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/54

Da Wikisource.
48 iv - tenzoni politiche fiorentine


4 — Federigo Gualterotti
I partigiani di Carlo non ardiscano opporsi all’imperatore.

Chi di cercare segnore si saggia
con lo gigliato, contastèa non s’aggia
de la maestá imperierá, saggia
4com’è di graze e di valore, e s’aggia
poder forzoso, si come si sa giá:
rasgion, che ’l mena, naturai è e s’aggia;
se col contraro quel, ch’avanzi, s’ha giá
8trovato bene, ora, ferm’ho, il disaggia.
Ché di semente qual ha latt’accolta,
averá tal: ché piú non terrá colta,
11poi sozz’erranza di tal guis’aecolt’ha.
Nostro sir è, vuole pur che sia colta.
Sentenz’a rima tua non aggio colta,
14per che per cert’ho or l’aquil’accolta.

5 — Chiaro Davanzati
Col beneplacito del papa, l’imperatore scenderá in Italia e Carlo non potrá resistere.

Con addimanda magna scienz’apporta
m’avete, amico, per iscritta pòrta,
di quel, che, ne l’azzurro, giglio porta;
4venut’è al campo segnor, che lo sporta,
ché’l profeta Merlino ne rapporta:
vermiglio il campo, l’aguglia in su’port’ha,
au oro, que’, c’ha aperta giá la porta,
8e de la ’mpresa molto si diporta.
E dice che verrá di qua da Po;
cd ancor piú: ché ne dimostra po’,
11ver’lui nessuno contastar non pò.
Concede il papa, e l’altro non dispò:
per forza frange si, che Carlo po’
14del campo poco tener per suo pò.