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«stil novo»; né ad accettare (col Palmieri e il Santangelo) la sua indicazione conduce pei certo il confronto con le composizioni sicure del maestro fiorentino. Seguo dunque il Biadene (Si. di fílol. rom., IV, 148 e n. 1), che chiamò «d’incerto» il son.— La lez. piú corretta è data da A, che riproduco.

IV. — In B , dove il son. è frammisto (n.° 293) ad altri di Cino da Pistoia o a lui diretti. Per certe analogie stilistiche lo compresi giá tra gl’incerti dell’Angiolieri (St. romanzi, II, 54-5), e quella mia opinione fu accolta dal Lazzeri (fiass. bibl. d. lett.

Hai., XV, 126-7). Ma poi, né a me stesso (/ sonn. di C. Angiol., pp. xi-xiv) né al Rossi ( Giorn. slor., XLIX, 387) l’attribuzione sembrò piú sostenibile.

V. — Trascritto da Celso Cittadini, circa il 1597, nel cod. H.

X. 47 della Comunale di Siena (c. 15 r della num. moderna), con l’erronea postilla «scritto o fatto intorno al 1260» (è posteriore di circa un quarantennio: cfr. p. 148). Non è detto quale né dove fosse l’originale, oggi perduto. — Inedito.

VI. — La tenz., in B (n. 1 527-8). Ambedue i sonn. furono giá arbitrariamente attribuiti all’Angiol ieri, ma almeno uno dovrebb’essere d’altro poeta (Casini, in Propugn., N. S., II, 11, 382): mentre nessuno dei due, per lo stile e per la tecnica, rivela la mano del senese (cfr. St. romanzi, II, 52-3).

VII. — Tratto dal Casanatense 433 (n.° 178); un testo strettamente affine è quello esistente a c. 127 v del cod. 1289 dell’Universitaria bolognese. In ambedue il son. figura come attribuito a messer Cane della Scala, ossia Cangrande I, e diretto a Bologna o ai bolognesi; ma saviamente il Cipolla e il Pellegrini ritennero «piú probabile» che fosse stato composto da un rimatore della sua corte e in persona di lui ( Poesie min. cit., p. 41), e di fresco il Livi propose, non senza buoni indizi, di riconoscerne autore il bolognese messer Bernardo di Canaccio degli Scannabecchi, stato appunto ai servigi degli Scaligeri negli anni intorno al 1530 (cfr.

Dante, suoi primi cultori ecc., Bologna, 1917, p. 72, n. 1).

VIII. — Dal ms. 100 dell’Universitaria bolognese (c. ultima r), donde era stato giá riprodotto «con la massima fedeltá» dal Cipolla e dal Pellegrini (op. cit., pp. 77-8). Il cod. sembra d’origine bolognese, e le rime aggiunte in fine, di mano coeva agli avvenimenti, riguardano direttamente Bologna; alla qual cittá ci riconduce anche la loro veste idiomatica. Al son. fu risposto per le consonanze con un altro, di cui il ms. non dá che i primi 9 vv.