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100 ii - de la comunitá d’amore

segreti ad ogni uomo; e in questo hanno certamente avuto ragione, perché dichiarare troppo la vera e profonda scienzia è commutare gli inabili di quella, nella cui mente ella si guasta e adultera, come fa il buon vino in tristo vaso. Del quale adulterio séguita universal corruzione de le dottrine appresso tutti gli uomini, e ognora si corrompe piú, andando d’ingegno inabile in ingegno inabile. La qual infermitá deriva da troppo manifestare le cose scientifiche; e al tempo nostro è fatta, per il largo parlare de’ moderni, tanto contagiosa, che appena si truova vino intellettuale che si possa bevere e che non sia guasto. Ma nel tempo antico includevano i secreti de la cognizione intellettuale dentro le scorze fabulose con grandissimo artificio, acciò che non potesse intrarvi dentro se non ingegno atto a le cose divine e intellettuali, e mente conservativa de le vere scienzie e non corruttiva di quelle.

Sofia. Mi piace questa ragione che le cose alte ed eccellenti agli alti e chiari ingegni s’abbino a raccommandare e negli non tali s’avvilischino. Ma dimmi l’altre cagioni de’ figmenti poetici.

Filone. L’hanno fatto ancora per quattro altre cagioni. L’una e seconda, per voler la brevitá, che in poche parole complicassero molte sentenzie; la qual brevitá è molto utile a la conservazione de le cose ne la memoria, massimamente fatta con tal artifizio che, ricordando un caso istoriografo, si ricordassero di tutti i sensi dottrinali inclusi in quello sotto quelle parole. La terza, per mescolare il dilettabile istoriografo e fabuloso con il vero intellettuale, e il facile con il difficile talmente che, essendo prima allettata la fragilitá umana da la dilettazione e facilitá de la fabula, gl’intrasse in mente con sagacitá la veritá de la scienzia; come si sogliono amaestrar i fanciulli ne le cose disciplinali e virtuose, principiando per le piú facili, massimamente possendo star tutto insieme, l’uno ne la scorza, l’altro ne la medolla, come si truovano ne le finzioni poetiche. La quarta è per la conservazione de le cose intellettuali, che non si venghino a variare in processo di tempo ne le diverse menti degli uomini, perché, ponendo le tali senten-