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214 iii - de l’origine d’amore


Sofia. Ti dirò bene, o Filone, qualch’amore, che non si può chiamare desiderio.

Filone. Quale è questo?

Sofia. L’amor divino.

Filone. Anzi quello è piú veramente desiderio, però che la divinitá piú che alcuna altra cosa è desiderata da chi l’ama.

Sofia. Non m’intendi: non parlo del nostro amore verso Iddio, ma de l’amore d’Iddio verso di noi e di tutte le cose che ha create, ché mi ricordo tu mi dicesti, nel secondo nostro parlamento, che Iddio ama molto tutte le cose che ha prodotte. Questo amore non potrai giá dire che presupponga mancamento, però che Iddio è sommamente perfetto e niente gli manca; e se non lo presuppone, non può essere desiderio, ché ’l desiderio (come hai detto) sempre è di cosa che manca.

Filone. In gran pelago vuoi notare! Sappi che alcuna cosa che si dica e applichi a noi e a Dio, non è manco distante e difforme in significazione di quanto è lontana sua altezza da nostra bassezza.

Sofia. Dichiara meglio ciò che vuoi dire.

Filone. D’un uomo si può dire che è uno buono e sapiente, le qual cose si dicono ancor d’Iddio: ma tanto è differente in esaltazione l’unitá, bontá, e sapienzia divina da la umana, quanto Iddio è piú eccellente che l’uomo. Cosí l’amore che ha Iddio a la creatura non è de la sorte del nostro, né ancor il desiderio, però che in noi l’uno e l’altro è passione e presuppone mancamento di qualche cosa, e in lui è perfezione d’ogni cosa.

Sofia. Credo ben quel che dici, ma non mi dá giá la propria satisfazione al dubio mio: però che, se Dio ha amore, bisogna che ami, e se ha desiderio, che desideri, e se desidera, desidera quel che in qualche modo manca.

Filone. È ben vero che Iddio ama e desidera, non quel che manca a lui (perché niente gli manca), ma desidera quel che manca a quel che ama; ed esso desia che tutte le cose da lui prodotte venghino ad essere perfette, massimamente di quella perfezione che loro possono conseguire mediante suoi propri atti e opere, come sarebbe negli uomini per loro opere