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270 iii - de l’origine d’amore

Dio e qual simulacro comparate ad esso»; e in altro luogo dice: «A chi m’assomigliate proporzionalmente? — dice il santo; — alzate al cielo gli occhi vostri e vedete chi creò questi, chi produsse e innumerò l’esercito loro e tutti chiama per nome, [e] per la [sua] somma virtú e immensa potenzia nissun luogo non è privato». Mira, o Sofia, quanto chiaro questo savio profeta ne mostrò l’infinita eccellenzia e improporzione che ha il creatore con le creature, ancora con le celesti e angeliche: a le quali dice aver prodotti tutti innumeratamente e ciascuno con propria essenzia e nome, e per la sua omnipotenzia e immensa virtú loro hanno l’essere e non son privati; ché, disse, «loro son niente», poiché che comparazione o proporzione può avere il niente con quella fontana d’essere, che ’l niente da sé produce in essere ed in eccellenti gradi di perfezione? E però Anna ne la sua orazione dice: «Non è alcuno santo come tu, Dio, perché nissuno non è senza te»; vuol dire che non si può comparare quello che riceve l’essere con quello da chi il riceve.

Sofia. Tu m’hai mostrato l’egualitá del mancamento de la bellezza nel mondo angelico e corruttibile; ti resta a mostrarmi come ancora sia maggior quello de l’angelico: il quale (oltre che è strano) pare che implichi contradizione, ché, se sono uguali, l’uno non debbe essere maggior de l’altro.

Filone. La ragion de l’egualitá tu l’hai intesa; t’ho detto che è ancora maggiore il mancamento di bellezza nel mondo angelico, però che piú il conosce: ché, essendo un mancamento medesimo in due persone, in quella si fa maggiore che piú il conosce, e in quella induce maggior desio di ciò che gli manca. Quando i civili e signorili ornamenti egualmente mancano a un nobile e un villano, in qual di loro fanno maggior mancamento? nel nobile, che conosce il mancamento che gli causano, o nel villano, che non sa che sieno? e qual piú gli desia?

Sofia. Nel nobile, certamente, ché quel che non sente non ha mancamento né desio di quel che gli manca.

Filone. Cosí ancora, che quello che manca de l’infinita bellezza al mondo celeste e corruttibile sia egualmente infinito,