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312 iii - de l’origine d’amore

l’amor suo ha nuovi nascimenti, ma, se nacque, ab eterno in quel divino mondo nacque; né il mancamento di questa viene per ragione de la compagnia [de la] bisognante Penia, ovvero materia, con l’intelletto, ché in quel mondo non si truova materia, ma viene per il mancamento che è ne la creatura per essere creatura de la perfezione somma del suo creatore, ovvero de l’eccellenzia de la sua bellezza sopra quella de la creatura: sí che questi parenti sono propri de l’amor genito nel mondo inferiore, nel nascimento di Venere inferiore, (cioè la bellezza participata a li corpi generali e non a l’amor del mondo angelico); il quale è superiore a Poro imbracato ne l’orto di Giove, e alieno da Penia bisognante.

Sofia. Ho inteso da te quello che li poeti e filosofi han favoleggiato del nascimento de l’amore e de’ suoi progenitori, e quello che le loro favole sapientemente significano. Desidero ormai sapere da te pianamente e chiaramente quali sono li primi parenti de l’amore, sí de l’umano come ancora de l’universal amore de l’universo.

Filone. Io dirò prima, o Sofia, quelli ch’io credo essere in comune padre e madre d’ogni amore; e di poi, se vorrai, li appropriarò a l’amore umano e al mondano ancora.

Sofia. Mi piace l’ordine, perché la cognizione comune si debbe anteporre a la piú particulare: dimmi adunque quale è in comune padre d’ogni amore, e quale è sua madre.

Filone. Io non fo giá la madre la pura carenzia (come Diotima) né il padre l’affluente cognizione (come ella vuole), né pongo la bellezza venerea connessa a la sua generazione, ovvero lucina o parca in quella (come in altra parte Platone pone), non essendo padre né madre: però che l’amore, a detto di tutti, è figlio di Venere, e secondo alcuni senza altro padre. Ma lasciando li figmenti e opinioni d’altri, ti dico che ’l comune padre d’ogni amore è il bello, e la madre comune è la cognizione del bello, mista di carenzia: da questi due, come da veri padre e madre, si genera l’amore e desiderio, però che ’l bello, conosciuto da quello a chi manca, è incontinente amato e disiato dal conoscitore, amante e desiderante quel bello. E cosí nasce