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368 iii - de l’origine d’amore

stotile, ma in altro modo, che è: amore bestiale, amore umano e amore divino. Chiama bestiale l’amore escessivo de le cose corporee, non temperato da l’onesto né misurato da la retta ragione, cosí ne le dilettazioni soperchie carnali come ne la cupiditá e avarizia de l’utile e altre fantastiche ambizioni: però che, mancando in tutte queste la moderazione e temperamento de l’intelletto umano, restano amori d’uno animale senza intelletto e veri bestiali. E chiama amore umano quello che è circa le virtú morali, temperative di tutti gli atti sensuali e fantastichi d’esso uomo e moderanti la loro dilettazione: il qual amore, per avere la materia corporea e la forma intellettuale e onesta, il chiama amore umano, per essere composto l’uomo di corpo e intelletto. E chiama amore divino l’amore de la sapienzia e de l’eterne cognizioni: il quale, per esser tutto intellettuale onesto e tutto formale senza compagnia di materia alcuna corporea, il chiama divino, però che in questo solo gli uomini sono participi de la divina bellezza. E quanto l’amore umano escede il bestiale, tanto la dilettazione, che è il fine suo de l’amante ne la cosa amata, è maggiore e piú eccellente che non sono le corporee ed esorbitanti dilettazioni bestiali, che appresso il vulgo son tenute le principali nel diletto, essendo in effetto basse e tenuissime in quello; e cosí potrai ancora intendere che, quanto l’amore divino è piú sublime de l’umano, tanto la dilettazione di quello è maggiore, piú soave e piú satisfattoria e piú intensamente desiata da chi la conosce, che la dilettazione de l’altre virtú morali e amori umani. Sí che, dividendo l’amore a la peripatetica o a la stoica, non ne troverai alcuno di chi il fine non sia la dilettazione de l’amante ne la cosa amata (come t’ho detto).

Sofia. Veggo in effetto che cosí è, e che ’l fine d’ogni particular amore è il diletto de l’amante in l’unione de la cosa amala. Oramai mi puoi dir oltra, rispondendo a la mia domanda, qual’è il fin universale per il quale nacque l’amore ne l’universo: ché in quello non mi par cosí facile porre la dilettazione per fine, come ne li particulari amori degli uomini e degli altri animali.