Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/441

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nota 435

di Tullia d’Aragona1, del Varchi2, del Doni3, e dalla ricordata intenzione del Piccolomini di compiere l’opera con un quarto dialogo. E la fortuna del libro si estese senza indugio fuori d’Italia. Nel 1551 ne usciva a Lione (ap. de Tournes, 2 tomi in un vol.) una traduzione francese anonima, attribuita a Ponthus de Tyard4; e pure nel 1551 a Lione (Rouille; in due tomi) si pubblicava La sainte philosophie d’Amour de Léon Hèbreu, traduicte de l’italien par le seigneur Du Parc (cioè Denis Sauvage), con sonetto introduttivo5, versione ristampata nel 1559 (dallo stesso Rouille) e nel 1595 (Lyon, Rigaud). Il Ronsard, negli Amours6, inveiva contro

     Leon Hebrieu, qui donne aux dames cognoissance
d’un amour fabuleux, la mesme fiction:
faux, trompeur, mensonger, plein de fraude et d’astuce,
je croix qu’en lui coupant la peau de son prepuce
on lui coupa le coeur et toute affection.


E Montaigne, verso il 15887, a dimostrare che «les sciences traictent les choses trop finement, d’une mode trop artificielle et differente á la commune et naturelle», scriveva: «Mon page faict l’amour et l’entend. Lisez luy Leon Hebreu et Ficin; on parie de luy, de ses pensées et de ses actions, e si il n’y entend rien». Son critiche forti, ma documentano una popolaritá non comune. Attraverso Ponthus de Tyard e Maurice Scève, che giá dal 1544



  1. Della infinitá di Amore (1547): «Io prepongo Filone a tutti, se bene in alcune cose, e massimamente quando entra nelle cose della fede giudaica, piú tosto lo scuso che l’approvo» (Trattati d’amore cit., p. 224).
  2. L’Ercolano, l. c.; Sopra alcune quistioni d’amore, lez. I (1554): «Ultimamente venne in luce il Dialogo di Filone Ebreo, diviso in tre libri, nei quali si tratta, benché alcuna volta oscuramente e confusamente, cosí a lungo delle cose d’amore e cosí veramente, che io per me lo prepongo a tutti gli altri» (ed. di Firenze, 1590, p. 352)
  3. La Libraria del Doni Fiorentino (1550): «Leone Hebreo ha mostratoci quanto si può dire e bene dire nelle cose amorose e ci diede un honorato volume, Dialoghi di Amore» (ed. di Venezia, 1571, p. 31 b).
  4. Cfr. F. Brunetière, La Plèiade française, in «R. des Deux Mondes», CLXII (1900), p. 905; F. Flamini, Du rôle de P. de Thyard dans le pétrarquisme français, in «R. de la Renaissance», I (1901), p. 50.
  5. Vedilo riportato in Pflaum, op. cit., pp. 153-154.
  6. Ed. Laumonier, Paris, 1924, II, 176.
  7. Essais, III, 5.