Pagina:Abrabanel, Juda ben Isaac – Dialoghi d'amore, 1929 – BEIC 1855777.djvu/94

Da Wikisource.
88 ii - de la comunitá d’amore

modo un medesimo oriente sarebbe destra e sinistra, come hai detto. Per il che alcuni altri dicano che ’l segno Ariete è la destra del cielo, e il segno Libra la sinistra.

Sofia. Per che ragione?

Filone. Perché quand’il sole sta in Ariete ha gran possanza: e si generano allor tutte le piante, e ringiovanisce il mondo; e quando è in Libra, tutte si vanno seccando e invecchiando.

Sofia. Se ben fusse cosí, non per questo Ariete sarebbe la destra, poi che non è sempre in oriente, ma qualche volta in occidente; e quando è oriente ad uno, è occidente a l’altro. E Aristotile dichiara che Ponente è la destra.

Filone. Ben li reprovi: massimamente per ciò che non a tutti l’abitatori de la terra il sole è cosí benivolo e benefattore, quando si truova in Ariete. Perché quelli de l’altra metá de la terra, che abitano di lá da l’equinoziale e veggono l’altro polo antartico, i quali si chiamano antictoni, riceveno il benefizio de la primavera quando il sole è in Libra, perché allora se li principia ad approssimare; e provano il mancamento de l’autunno quando è in Ariete, ché allora s’allontana da loro, al contrario di noi. Adunque la destra nostra sarebbe a loro sinistra. E pur la destra de l’animale con tutti è destra, e cosí la sinistra.

Sofia. Senza dubbio è cosí: ché giá ho inteso che quelli che abitano di lá da la zona torrida hanno la primavera quando noi l’autunno; e hanno l’autunno quando noi la primavera. Pur ti prego, o Filone, non lasciare il mio dubio senza vera soluzione, se la sai.

Filone. Quelli ch’hanno comentato Aristotile non hanno trovato alcun altro modo di solverlo che questi due; e, perché conoscevano la debilitá d’essa soluzione, s’afferrorno al manco inconveniente che poteron trovare. Tu, o Sofia, contentati di quel che essi, che piú di te sapevano, si contentorono.

Sofia. Io mi diletto per il mio gusto e non per l’altrui; e veggio che tu sei men satisfatto di queste soluzion di me. E acciò ch’io m’acqueti, bisogna tu mi concedi che ’l tuo Aristotile ha errato; o veramente che truovi per darmi piú suffiziente risposta di questa.