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Prologo     13

completamente la nobiltà delle sue origini e i suoi aspetti positivi, e di utilità, per la società tutta.

La missione di quel giorno dell’FBI non riguardava attentati, o attacchi al sistema, o la prevenzione di “guerre termonucleari globali”, ma si presentava semplice e noiosa: l’agente doveva trovare le tracce di una persona – e identificarla – in quel sobborgo di lusso di neppure 30.000 abitanti.

Aveva avuto ordini di tenere sotto sorveglianza una famiglia, la famiglia Swartz, e, soprattutto, di cercare di identificare il loro figliolo di 22 anni, Aaron.

Nel fascicolo è contenuto un breve report sul giovane e sui suoi genitori.

Il padre è descritto come un programmatore di software e consulente informatico, benestante, grande appassionato di computer.

La madre è una casalinga. Ha intestati quattro mezzi e, evidentemente, è quella che gestisce il bilancio economico – e gli equilibri – della famiglia.

Per la grande e potente macchina da guerra dell’FBI, identificare, nei giorni precedenti, dove vivesse Aaron, e dove fosse collocata la casa dei genitori, si era rivelato un gioco da ragazzi.

La strategia investigativa adottata era stata quella comunemente usata per la lotta alla droga, al crimine organizzato, alla pornografia minorile e al terrorismo.

Gli investigatori erano partiti dall’analisi di un semplice indirizzo IP che sembrava provenire da una famiglia di indirizzi di Amazon e che il soggetto su cui stavano indagando aveva utilizzato per introdursi nella rete di un sistema informatico pubblico.

Del resto, l’indirizzo IP è un po’ come “l’indirizzo di casa” degli utenti che operano in rete: è il primo identificativo utile per far capire dove si trova il computer e, poi, per cercare di risalire alle persone. Una traccia assai importante che (quasi) tutti lasciano non appena si collegano.

Amazon aveva fornito senza problemi, in pochi giorni, tutti i dati correlati a quell’indirizzo IP. Procedura standard, del resto: se sei il governo federale, ti basta domandare. Chiedi, e i provider rispondono.

Una volta ottenuti i dati da Amazon, l’FBI aveva recuperato il numero di telefono e di previdenza sociale del giovane, aveva verificato i suoi precedenti penali – non ne aveva – o se fosse, in qualche modo, già conosciuto alle forze dell’ordine, e aveva deciso di provare a fare un controllo, e sopralluogo di persona, poco fuori Chicago.

L’agente ora è lì, a un’oretta di distanza dalla città, che si sta aggirando in macchina nel vialetto di residenza di Aaron.

Ha l’ordine di non avvicinarsi né al ragazzo né ai familiari, e di non approcciarli in alcun modo: c’è una investigazione in corso, e non è il momento di scoprire le carte.

Leggendo le note contenute nel fascicolo, il giovane non sembra essere un soggetto particolarmente pericoloso, né un criminale con un curriculum tale da poter attirare l’attenzione dei federali.