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228      Aggiustare il mondo

da risultare quasi incontestabile. L’ombra di un apparato autoritario e immobile, che dai luoghi simbolo della conoscenza (il MIT di Boston) arriva fino alle aule di tribunale e alla pervicacia di un giudice, per stigmatizzare e punire le scelte di campo di un giovane che aveva progetti troppo grandi: liberare il mondo, spargere il sapere, togliere i legacci alla conoscenza. E che con i modi, l’avventatezza e l’incauto ottimismo dei vent’anni, è andato tragicamente a sbattere contro un sistema abituato ad altri argomenti, più tiepidi entusiasmi e differenti velocità. Eppure, se c’è un paese che è riuscito a valorizzare l’età dei giovani adulti, è quello degli USA: accade in particolar modo, da qualche decennio, nell’innovazione tecnologica, in ambienti nei quali, come in nessun altro comparto, fatta forse eccezione per l’arte, la verginità è una moneta di scambio, il pensiero laterale un’opportunità, la rottura degli schemi un metodo ampiamente accettato, anche a costo di fallimenti e ripartenze.

Mantellini evidenzia diversi elementi che legano le vicende di Aaron Swartz a quelle che coinvolgeranno, a sei mesi di distanza e sempre su suolo nordamericano, Edward Snowden. Accadimenti che genereranno, da parte dell’autorità, reazioni spropositate.

Edward Snowden – continua Mantellini – da mesi in fuga obbligata da quello stesso Paese, costretto a riparare altrove come un ladro di polli, per colpa di verità che non si possono dire, minacciato e svilito in ogni maniera possibile, perché solo gli autorizzati, nei modi e nei tempi dovuti, possono mostrare al mondo la luminosa scia di democrazia e libertà a stelle e strisce, mentre a chiunque altro che desideri farlo in autonomia tutto questo è precluso, è stato ripagato con la medesima moneta: un granitico muro di biasimo ed irriconoscenza da parte dello Stato-chioccia, che predica la libertà rifiutando i suoi uomini più liberi. Anche per lui vaste minacce di punizioni e galera. Snowden è l’altro lato della medesima medaglia. Anche lui, come Swartz, rompe i codici, ribalta i comportamenti, anche lui, per contestare pericolose prassi consolidate, utilizza la Rete. Questa è – intanto – la prima cosa che ce li rende entrambi vicini e che scatena solidarietà planetarie. Anche lui, con l’ingenuità eroica dei vent’anni, ottiene, esattamente come Aaron, l’effetto di mostrare al mondo le grandi ambiguità del gigante buono, ma svela anche gli imbarazzanti vassallaggi dei tanti amici intorno. Disegna un pianeta nel quale, in vaste regioni, non vola foglia che l’America non voglia e lo fa con esempi concreti, non con le elucubrazioni del complottista. Ed anche questo in fondo è ribaltare il tavolo, scoperchiare verità che restavano lì a sonnecchiare silenziose. Per estremo paradosso e per suprema complicazione, il Guardian di Londra è costretto infine a far pubblicare le carte di Snowden dalla sua redazione USA: le parole di un cittadino americano fuggito in Russia, pericolose da dire in Gran Bretagna, in una confusione di ruoli che non è solo apparente, ma il risultato di multipli incroci schizofrenici.