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1. Un bambino e un computer      25

interessi) ma, dall’altro, potesse aver generato una vulnerabilità nel carattere del giovane.

Aaron era più portato, anche nei momenti di dubbio, o di grande difficoltà, a credere solo in sé stesso, e nelle sue capacità, piuttosto che appoggiarsi a maestri e confrontarsi con persone di riferimento, soprattutto per condividere problemi personali.

In uno dei suoi primi post sul blog, datato 14 gennaio 2002 (dal titolo “It’s always cool to run”), Aaron racconta, ad esempio, della sua opera di persuasione per cercare di convincere un suo coetaneo ad abbandonare la scuola: «È sempre bello incontrare altri giovani intelligenti» – scrive il giovane – «e, forse, posso convincerli ad abbandonare il sistema scolastico, come ho fatto io. Per chi non lo sapesse, questo è il mio primo anno che passo al di fuori del sistema scolastico. Se fossi rimasto, quest’anno avrei frequentato il decimo anno. Devo dire che è stata una scelta difficile, ma credo che sia stata la scelta migliore che io abbia mai fatto. Ora sto frequentando un paio di corsi che si tengono in un’università in zona. Il prossimo trimestre inizia mercoledì. Frequento “Teoria dei numeri” e “Logica simbolica”. Credo.»

Lo stesso giorno, in un secondo post (“Tony Collen: Personally, I think”), ribadisce il suo pensiero:

Io non sono certo un ragazzo normale (e ne vado fiero!), e credo che il processo di “socializzazione” che avviene alle scuole superiori porti più danni che benefici. È certamente importante essere in grado di fare amicizie, e di sostenere conversazioni, e tutto il resto. Tuttavia, la cultura alla base del sistema della scuola superiore tende, spesso, a sopprimere le varie differenze, e a rendere tutti uguali. È una cultura basata sulla competizione (Chi è più popolare? Chi ha la droga? Chi ha i soldi?) e molto incentrata sul singolo e sull’individualismo. E credo che questo sia molto pericoloso.

Il rapporto tra ambiente scolastico, insegnanti e giovani hacker – o piccoli geni dell’informatica – è sempre stato assai problematico.

Si tratta di una sorta di cliché che si è ripetuto tante volte nella storia della tecnologia: una sensazione costante, per questi giovanissimi informatici, di trovarsi in un ambiente ostile, dove non sono pienamente compresi, dove molti argomenti interessano solo a loro e non alla società/cultura che li circonda o ai compagni, e sono costretti, pertanto, a sopportare dei vincoli costanti, provenienti dall’esterno, alla loro inventiva e alle loro capacità.

Aaron era nato l’8 novembre del 1986. Lo stesso anno, solo due settimane prima, sulle pagine della più importante rivista hacker del tempo, Phrack!, nel numero 7 del 25 settembre 1986, un hacker che si era firmato The Mentor aveva pubblicato un Hacker Manifesto.