Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/127

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Il chiodo 119

Aspetta e aspetta.... E una sera, che era uno stellato fittissimo, Celso esclamò, ammirato e rapito: — Sapere i nomi di tutte le stelle!

Commosso a sua volta, il filosofo cominciò a nominargli e indicargli quella dozzina che ne conosceva di vista; e si domandava dentro: — Come mai non ho pensato all’astronomia? Eppure io gli vo sempre ripetendo che bisogna guardare in alto!

Celso sbagliava i conti; senza calcoli non si fanno scoperte astronomiche. Verissimo. Ma la contabilità delle aziende non è la stessa dell’astronomia: questa è matematica pura; quella, impura. Dunque, avanti!

Fu disposto che di giorno studierebbero insieme il Flammarion e la sera si eserciterebbero in escursioni pratiche per l’infinito. Quasi ci prendesse assai gusto, il discepolo non discorreva più che di costellazioni, di nebulose e di pianeti; sbigottiva la Cleofe istruendola intorno alle vicende e ai cataclismi dell’universo e annunziandole la prossima fine della terra; sperimentava la potenza del cannocchiale prismatico, comprato dal conte, perlustrando dai tetti le finestre della città e dei dintorni.