Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/117

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libro primo 111

di quella virtù intera, ch’io in tutto tenga escluso da me quello animo sinistro, e non qualche volta erri in quella parte in quale e’ dicono abitarvi le passioni, le cupidità, e’ dolori, le speranze e simili perturbazioni. Sono in questa età in qual mi vedete vissuto già anni circa novanta. Vidi molte, vidi in vita e soffersi molte, Niccola, molte molestie in vita, e quasi feci calli all’animo con soffrire e’ mali; pur talora quando m’occorrono e’ casi, non posso fare ch’io non pensi a più cose, e vederommi assalito da certo dolore e da tristezza, né io stessi saperò donde e come. Vincemi la indignazione di troppe ricevute ingiurie, fastidiami la insolenza di tale o quale ambizioso, pesami la audacia, temerità e furioso impeto di chi sciolto urteggia e’ buoni, e fra me dico: Agnolo, questo che a te? Tu maturo d’età, a te non mancano le cose desiderate e chieste della fortuna; in te animo netto e grato a’ tuoi cittadini; vivi, come e’ dicono, omai a te stessi, e usa le cose presenti come presenti. Così con molti simili ammonimenti mi castigo; ma nulla però giovo a me stessi quanto io vorrei, tanto mi vince il non vedere le cose in quel buono assetto ch’io desidero e studio addurle. Ma non è però ch’io non potessi vincere me stessi. E perché no? Perché non potre’ io quello che poterono gli altri, quali furono in vita uomini come testé sono io? E quanti furono che osservorono constanza e vera virilità d’animo in le cose dure e aspre? E a noi chi vieterà che non ci sia lecito nelle avversità e gravezze obsistere e deporre ogni perturbazione con buona ragione e consiglio? Non dubito che se vorremo e bene offirmarci con virtù, e bene offirmati opporci con modo a chi ne offende, ci troverremo essere né men che uomini, né men potere che possino gli uomini, né mai sarà sopra alle forze ascritteci dalla natura quello che c’imporanno e’ tempi, cioè la successione e varietà delle cose rette dalla natura. Egli scriveno che Socrate fu dalla moglie contumacissima e importuna continuo mal ricevuto, e fu da e’ figliuoli immodestissimi in molti modi offeso in casa, e fuori di casa ancora fu da molti insolenti bestialacci e da que’ comici poeti assiduo infestato e con varie ingiurie offeso. E benché così fusse da tante parti essagitato, pur visse a qualunque perturbazione della fortuna e a qualunque