Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/133

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libro primo 127

tazione di nostra virtù e prudenza e dottrina, onde, lasciamo le invidie quante elle siano in altrui, e certo in noi insurge cagion di contendere e gareggiare, e ogni contenzione e gara tiene in sé faville di rissa, quale agitate accendono grave odio e inimicizia. Atqui amat victoria curam, dicea Catullo; e colle gare e colle concertazioni sempre fu iunta la indignazione; e gli sdegni sono nella vita dell’uomo mala cosa, e troppo atti a troppo perturbar e’ nostri animi. Ateglies Samio atleta, nato muto, sendogli ratto el premio e titolo della vittoria in teatro, acceso d’indegnazione ruppe in voce e sgroppò la lingua a favellare e condolersi. Cleopatra, spreta da Cesare Augusto, sé stessi uccise. Tanto possono in noi gli sdegni non solo commuovere gli animi atti e quasi fatti a perturbazione, ma ancora travaricare e pervertere ogni instituto e ordine di natura. Ma di questo altrove.

Alcuni da natura sono suspiziosi, acerbi, proni ad iracundia. Voglionsi schifare, però che come l’altrui incendio scalda e’ nostri prossimi parieti, così l’altrui infiammata ira nuoce a chi, e cedendoli e vitandoli, non se allontana. E sopratutto que’ che sono inerti, oziosi e insieme lascivi e prosecutori delle voglie sue. E in prima si voglion fuggire e’ raportatori, e massime e’ bugiardi, que’ potissime che sono versuti e callidi; da qual sorte di gente mai ti resterà se non che lagnarti e indegnarti. E con tutti conviensi esser tardi al credere e persuaderti ch’ogni uomo sia buono. E chi ti referisce male d’altri, quasi protesta non amarlo; e chi non ama chi tu reputi buono, mostra te essere imprudente iudicatore delle altrui virtù, e d’altra parte mostra sé esser non buono. Non si li vuol credere. Per gli orecchi, dicono, entra la sapienza; ma e ancora indi, non meno che per gli occhi, entra perturbazione e tempesta non poca a’ nostri animi. Adunque otturiàngli. Fu chi volle viver cieco per meglio filosofare e per non vedere d’ora in ora cose quale lo distraessero dalle sue ottime cogitazioni e distogliessero dalle continue sue investigazioni di cose occultissime e rarissime. Non ardirei biasimare tanto filosofo, ma né ancora saprei imitarlo. Più mi diletterebbe quel Cotis principe a cui recita Plutarco che fu presentato alcuni vasi di terra bellissimi e lavorati con figure e cornici maravigliose; el quale accettò