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128 profugiorum ab ærumna

el dono con ogni grazia, e molto gli mirò e lodò, poi gli ruppe per non avere a crucciarsi se un de’ suoi forse gli avesse lui rotti. Così noi; e faremo come a Vinegia que’ che seggono iudici a’ litigi: quando e’ si consigliano per pronunziare la sentenza, oppongono una tavoletta, e ivi dopo iunti e’ capi si consigliano. Noi per intercluderci e nasconderci da molte inezie e fastidi del volgo e degli insolenti, ne opporremo el libro in quale occupati acquiesceremo. E poi che oggi così si vive che nulla si fa o dice non fitto e simulato, prima ne consiglieremo e col tempo e con noi stessi quanto sia da credere o refutare ogni altrui parola o fatto; e delle nostre saremo massai più che di cosa alcuna, però che la parola uscita mai si può revocare: se taci, sempre puoi non tacere. Sentenza d’Ippocrates: el tacer non dà sete. Né qui ancora mi stendo in raccontare come la natura oppose due valli e siepi alle parole nostre, denti e labbra; all’udire diede due aperte vie e patentissime. Piaceracci adunque ubidire la natura: udiremo di qua e di qua; el parlare nostro lo riconosceremo datoci non per detraere, non per eccitar discordie e danno ad altri, ma per commutare nostri affetti, nostri sensi e cognizione a bene e beato vivere.

Un precetto approvano gli antichi a vivere in pura tranquillità e quiete d’animo: che mai pure pensi far cosa quale tu non facessi presente gli amici e nimici tuoi. Ma a me pare potere affermare questo, che chi viverà disposto di mai dir parola non verissima, a costui mai verrà in mente cosa non da volerla fare palese in mezzo della moltitudine, in teatro. Quanto sia la verità degna e utilissima a ogni ferma quiete, e contro, quanto sia impedimento e forza a disturbarci nella busia, altrove sarà da ragionarne. E poi che facemmo menzione degli amici, prestaremo ogni diligenza in non accoppiarsi a familiarità di chi a te comandi in le voglie sue, dove tu ne’ tuoi bisogni abbi a pregare lui. Aurea sentenza de’ nostri maggiori, qual racconta Seneca: cosa niuna costa caro quanto quello che tu comperi co’ prieghi. Co’ pari a te vivi lieto. Ma fa come quel ..... presso a Terenzio comico, qual negava essere alcuno de’ suoi a cui e’ volesse ogni sua cosa esser palese. Studia perseverare in benivolenza, ma stima potere, quando che sia, essergli men coniunto che tu non fusti.