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130 profugiorum ab ærumna


Scrive, presso a Erodoto istorico, Amasis re d’Egitto a Policrate tiranno fortunatissimo: «S’egli è chi desideri bene a’ suoi amici, io sono uno di que’ tali. Né stimo che tu creda me esserti amico per rispetto delle tue fortune; ma poiché ’nsino alli dii par che non possino patire in noi mortali troppa felicità, sempre iudicai commodissimo ausarsi a tollerare ora le cose seconde ora le avverse. Questi vivuti sempre in felicità, che sanno essi quello che possa la fortuna? Che possono essi o pensare con ragione o statuire con diritto o integro iudicio? Niente. Adunque, se tu mi crederai come ad amico fedele e non in tutto imprudente, piglierai da me qualche argomento contro la fortuna; e a quelle cose che apresso di te sono carissime, e quali perdute molto ti dorrebbono, gittale da te, e quinci comincia imparare soffrire te stessi contro al dolore e contro la ingiuria de’ tempo avversi. Vale». Così adunque a noi; e in questo così essercitarci faremo come fa el musico che insegna ballare alla gioventù: prima sussequita col suono el moto di chi impara. e così di salto in salto meno errando insegna a quello imperito meno errare. Così noi, se non così a perfetta misura, potremo nei gravi nostri moti subito adattare noi stessi. Nondimeno errando cureremo tradurci sì che ogni dì si aggiunga in noi qualche parte a esser più compiuti e perfetti in virtù; e accrescerassi alla virtù quanto scemeremo al vizio.

Sono alcuni da natura proclivi e addritti a qualche affetto d’animo non lodato. Cinna fu crudele, Silla fu concitato e veemente, Mario perseverò in sua iracundia. A simili bisogna nelle picciole e lieve cose avvezzarsi a quasi edificare in sé un’altra natura. Furono tra e’ filosofi chi per ausarsi a non isdegnarsi se altri non li compiacea e conferiva quel che e’ pregava, solea con molta instanza e con lunghe suasioni chiedere dalle statue più cose. E Crates filosofo irritava una e un’altra vilissima e procacissima trecca o meretrice a garrire seco; e questo facea per avvezzarsi a udire sanza stomaco e perturbazione parole villane e rissose contro a sé. Leggesi che ad Epaminunda, illustrissimo principe e lume di Grecia, fu dato una faccenda vilissima per dispettarlo, che provedesse a certe strade. Rise e lieto si die’ a quanto gli fu imposto. Così tu simile godi ti sia dato materia in quale tu