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96 i libri della famiglia


E quel tuo Pompeio così affezionato, non prepose egli pure sempre l’amistà? Quella Flora bellissima, ramèntati, la quale formosissima fu nel tempio di Castore e Polluce come cosa venustissima e divina dipinta, benché di lei fusse Pompeio acceso, pur patì che Geminio la conoscesse. Volle in quel modo satisfare al desiderio dell’amico più molto che nel veemente suo amore a sé stessi. Fu questo, Battista, officio, fu laude, fu virtù d’amicizia, quale ne’ sani ingegni più sempre valse che ogni furia d’amore venereo. Tanto si porge la vera e simplice amicizia, come vedi, liberale, che non solo la roba, ma le proprie e, come tu chiamavi, divine affezioni e desiderii suole comunicare e donare all’amico, privarne sé, cederne a chi già gli sia congiunto di benivolenza e fede. Ma lo inamorato nulla con ragione, tutto con furia, e se mai ti vuole grande, se t’adorna, se ti rende fortunato e felice, esso lo fa per satisfarne agli occhi e piaceri suoi in prima, non per te, ma per sé stessi contentarsi. Vero. Ma in questo non solo la vera amicizia vince lo innamoramento, ma più quell’altro amore nato tra congiunti sempre qui a me e in ogni altra lode parerà essere da preporlo molto a questo tuo stolto e furioso innamoramento. Già e’ padri vecchi e in tutta la sua età con ogni travaglio e pericolo stracchi, guadagnando per sé sostenere insieme e la famiglia sua, mai però quiescono, anzi negli ultimi anni con ogni cura e sollicitudine seguono affannandosi per lasciare i suoi doppo sé più e più ricchi, e così le molte volte meno satisfanno a sé per rendere i suoi copiosi più e contenti. E ramentami quella storia come a Roma si trovò quella madre in sulla porta alle mura iscontrando il figliuol suo, qual prima udiva fosse con molti altri a Transimene morto in quel publico e doloroso ricevuto conflitto, tanta vedendolo salvo ne prese letizia che ogni suo spirito per gaudio essalò e perissi. Piatosa madre, veemente amore, mirabile affezione, la quale tu forse dirai sia da posporre al tuo divino innamoramento! Ivi furia, qui ragione; ivi biasimo, qui lodo; ivi vizio, qui onestà; ivi crudeltà, qui pietà.