Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/108

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102 i libri della famiglia

quali gustarete e meglio terrete tutti questi luoghi di che frutti sieno copiosi e ornati. E poi, Battista e tu Carlo mio, parrebbevi ella pochissima presunzione la mia, quando io ben fussi a tanta materia atto e sufficiente, se io mi confidassi entrando sì gran paese potervi con mio onore tragettare? Chi vorreste voi che me stessi a udire? A’ dotti potrei io se non dire cose a loro notissime; gl’ignoranti, stimate, di me e di mie sentenze poco farebbono giudicio, poco conto. Quelli vero che sono alquanto tinti di lettere, vorrebbono udire in me quella prisca eloquenza elimatissima e suavissima. Pertanto stimate sia il meglio per ora non perdere questo tacere, ché sempre fu il favellare inutile se non quando sia chi ben t’ascolti.

Battista. Se io non conoscessi la facilità tua, Lionardo, che mai volesti troppo essere pregato, io testé dubiterei denegassi a me questa grandissima grazia solo perché io non sappia molto pregartene. Ma te, se altro non tiene a tacere, le preghiere mie pur doverebbono muovere in qualunque modo t’acadesse a donarci quanto da te e desideriamo e aspettiamo. Né ora veggo ove tu abbia da ritenerti. Niuno arà da non molto lodarti, ove tu sempre desto te sempre adoperi essere e fare i tuo’ in qualunque laude famosissimi e singularissimi. E in questi ragionamenti così tra noi domestici, qual prudente desiderasse eloquenza più elimata o più che si richiegga esquisita? Tu, non dubito, e in questa e in ogni altra copia di dottrina per memoria e per ingegno vali quanto assai basterà satisfare a’ desideri nostri, i quali sì da ogni altro, sì molto più da te sono avidissimi d’imparare. Gli altri udiamo noi volentieri come precettori; te ascoltiamo lietissimi come maestro ottimo, amico e fratello. E se tu qui degenerassi testé dalla tua usitata facilità, e se poco e’ nostri studii a te fussero a cuore, e a te pure piacesse molto esser pregato, Carlo qui, el qual tu conosci d’ingegno e di facundia atto per tua umanità ad impetrare da te qualunque cosa e’ ti pregasse, credi così tacendo ti priega tanto più quanto né a lui né a me con parole mai sarebbe possibile meglio in questo porgere preghiera alcuna. Ché già chi tace attento, come ora