Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/278

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272 i libri della famiglia

che virile, dove con laude bellica e forza delle armi, quali cose sempre furono proprii essercizi de’ principi, così cercava essere non inferiore a chi esso sempre desiderò esser pari di autorità e degnità: ben dispiacerli che di tanta virtù, quanta è conosciuta ne’ nostri cittadini, per altri a questo che per sua opera avenisse, che la fortuna avesse quasi ad iudicarne: solere per indiligenza e temerità degli inesperti prefetti in arme facile avvenire contendendo con mano e col ferro, ch’e’ superiori altrove e prepotenti cadeno e succumbeno; ma diligenza niuna e prudenza niuna, a finire con salute e vittoria la guerra mai quasi tanto valere quanto la fortuna: sé essere adunque così animato e dare opera, che per sé non manchi che come gli strani abbiano più da lodare la sua virtù che la fortuna, così chi disturbasse el corso della sua espettata gloria el pruovi da più amarlo in pace che da temerlo armato: ben però desiderare alla famiglia nostra da’ nostri cittadini altra umanità. Così disse el Duca.

Io quel che mi parse per allora rispuosi: i cittadini nostri quanto meno che gli altri liberi popoli temerarii e inconsulti, tanto, loro natura, più essere che gli altri molto cupidi d’ozio più che di contenzione: né in chi gusti libertà meno dirsi onesto difenderla, che virile in altri oppriemerla e perturballa: pertanto me essere di questa sentenza, che nulla dubitava tutte le genti o loderàno l’amore e officio si rende alla patria, s’e’ nostri cittadini per sua virtù col Duca otterranno onesta e ferma pace, o non biasimeranno il nostro instituto, se la fortuna forse più verso di noi sarà iniqua che non meriti a chi molto, quanto debbia, ami la sua libertà: del resto essere officio mio, come degli altri cittadini, consigliare la patria mia con fede, amore e diligenza, quando mi voglia udire: non a me, né a privato cittadino alcuno mai essere licito iudicare quanto sia iusto o iniusto fatto cosa che la republica sua constituisca, e convenirli non con ostentare la prudenza sua preferirsi, ma ubidendo e satisfacendo alle leggi sue colla osservanza sua, e con ogni virtù e lodato costume, nulla patire sé a degli altri cittadini suoi essere inferiore;