Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/279

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libro quarto 273

ché se per imprudenza o vizio forse di chi amministra le cose publice questa a noi Alberti calamità avviene, dovermi più tosto condolere dello loro errore e dello incommodo porta la republica per male essere amministrata, che per odio di pochi tentare, né mai pensare cosa alcuna in danno e detrimento della patria mia, se così affermano sia in pari grado impietà iniuriarla, quanto fare violenza al proprio padre.

Al Duca questa mia risposta piacque, e parsegli degna del nome e fama della famiglia nostra, quali sempre preponemmo la salute e tranquillità della patria a ogni nostro commodo e volontà. Partimmi con grazia tale, ch’e’ da quel dì provide che a me nulla mancasse quanto bastasse per onesto mio vivere e vestirmi; e non raro me accettò a’ suoi simili ragionamenti magnanimi certo e degni di tal prencipe, onde sempre mi riducea in casa con più grazia sua e con più autorità e buona oppinione de’ miei costumi apresso di tutti e’ suoi. Vidi così potere, però me interpuosi che gli altri miei, quali sé ivi trovorono Alberti, sentissero quale io in sé pari dal Duca liberalità e munificenza. Ché ben sapete a noi sta debito in qualunque possiamo cose essere utili l’uno allo onore e fortuna dell’altro. E le amicizie de’ principi massime si voglion acquistare e aoperare per accrescere e amplificare a’ suoi e alla famiglia sua nome e buona fama e degna autorità e laude.

Lionardo. Prudente consiglio, Piero, fu el vostro e da lodarlo. Sentenza de’ dotti, quanto afermano che a coniungere e contenere insieme due, bisogna ivi mezzo sia qualche terzo. Così voi interponesti quasi interpretre e, come dicono, personeta dell’amicizia colui, quale uomo al prencipe Duca fusse assiduo domestico, e non però continuo ivi sì occupato che non potessi di sé prestarvi onesta copia, insieme e fusse facile, liberale e proclive ad amarvi. Ma se non questo uno a voi conseguiva quanto lo sperasti amico, sarestivi credo con simile ragione e arte che al primo, dato ossequente ad altri alcuno.

Piero. Non però a me sarebbe paruto utile, molto spendere tempo provando ciascuno quanto e’ li piacesse per suo