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280 i libri della famiglia

mantenermi la grazia e benivolenza di Ladislao re. Quale morto, Ioanni papa in Bologna, instigato da’ nostri inimici, chiese che fra dì non più che otto, e’ nostri Alberti ivi in corte a lui facessero presti per danari depositi a’ nostri in Londra, quella somma grandissima, quale tu Ricciardo, prima che né egli chiedea, né uomo altro stimava si potessi, subito in gran parte da Vinegia rimessati per Lorenzo tuo fratello, gli anoverasti; somma incredibile e non prima a’ dì nostri in uno solo monte apresso di privato alcuno cittadino veduta, ché furono più che mille volte ottanta monete d’oro. Io quale el quarto dì doppo che furono chiesti, era con molta larghezza ito a profererli e sollecitarlo se le prendesse, l’altro dì poi doppo che furono a chi e’ comandò consegnati, tornai a visitarlo, e raccontai più e più beneficii dalla famiglia nostra a lui e a più altri pontefici stati contribuiti: che mai quasi niuno entrò a’ dì de’ nostri in ponteficato, quale non abbia da lodarsi della liberalità e sussidio nostro: creder bene che qualche bisogno e occulta cagione l’avea indutto a darci quello sconcio, quale a’ mercatanti si truova pericoloso, trarli tanta e sì presta somma di danari, che vero si dice sono come sangue di chi se dia alla mercatantia: ma meno esserci stato il nostro incommodo grave, se lui per tanto si contentava quanto desideravamo; onde el pregava conoscesse l’animo nostro non meno esserli affezionato, che qualunque altro forse desiderava noi da lui meno essere amati. Furono l’ultime mie parole con fronte, in ogni mio dire, aperto, e con gesti quanto questi prelati ricercano, quasi adorandolo, ch’io gli profferia la famiglia nostra Alberta, in quale e’ volesse parte, ubidientissima e fidelissima. Guardommi fiso, e poi, fermato el guardo a terra, raccolse insieme le mani, e per allora disse non acadea darmi lunga risposta: amarci assai, e che io a lui tornassi. Fecilo.

Erano in lui alcuni vizii, e in prima quello uno quasi in tutti e’ preti commune e notissimo: era cupidissimo del danaio tanto, che ogni cosa apresso di lui era da vendere; molti discorreano infami simoniaci, barattieri e artefici d’ogni