Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/292

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286 i libri della famiglia

i’ desidero pratico alcuno uomo, da cui io sia più in fabricarmi e usufruttarmi l’amicizie, che in descriverne e quasi disegnarle fatto ben dotto. Così adunque vorrei dell’amicizia m’insegnassero acquistarla, accrescerla, descinderla, recuperarla, e perpetuo conservalla.

Lionardo. Questo ordine tuo apresso e’ dotti credo, Adovardo, non poco sarebbe approvato, ché così la natura el conduce. Né quelli scrittori antiqui però stimo a te meno per questo satisfacciano, se per altri loro principii e processi dimostrano prima la vera amicizia nulla essere altro che coniunzione di tutte nostre divine cose e umane, consentendosi insieme e amandosi con aperta e somma benivolenza e carità. Né se non solo tra e’ buoni consisterà questa vera amicizia, poich’e’ viziosi sempre a sé stessi sono odiosi e gravi, pieni sempre o di tedio o di sfrenata libidine, adunque e meno atti con altri ad amicizia. Onde quinci descrissero le differenze di varie amicizie, e di quelle qual sia stabile e vera, e in quella ottima quali sieno ottime e santissime regole a ben fruttarla: ché sai loro essere precetto, che prima si giudichi quanto quello sia atto ad amicizia, né cominci ad amare chi tu non bene conosca fido e diritto; e siamo ad amarlo non troppo da principio inclinati e quasi ruinosi, ma sostegniamo l’impeto della benivolenza; e ogni così nostro affetto, dicono, con prudenza e modestia si fermi e temperi; e poi ivi datosi ad amare, sia fra noi nulla fitto, nulla simulato, nulla non onesto, sempre vero e volontario officio e pronto beneficio retto e contenuto non da ambizione o cupidità, ma da vera, constante e ferma virtù. E se pur forse quello ordine tuo te più dilettasse, troverai credo apresso e’ scrittori antiqui da copioso in qual vogli parte satisfarti.

Adovardo. Né io a te negherei, Lionardo, e’ precetti antiqui assai essere utilissimi, né però ti concederò che in questo artificio siano quanto vi desidero scrittori molto copiosi; già che oggi, come tu sai, troviamo in questa materia de’ nostri scrittori non molti più che solo Cicerone, e in qualche epistola Seneca; e de’ Greci hanno Aristotele, Luciano.