Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/339

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libro quarto 333

citi e in noi e in altri schifare tanto veneno e peste, presertim volendo essere buoni artefici e conservatori delle amicizie. E chi dicesse a conservare l’amicizia doversi solerzia simile a’ medici, quali descrivendo ragioni e arti da conservare la sanità, prima investigoron onde sogliono l’infermitate varie acadere, e conosciutole forse venire o da crudenza e indigestione, o da troppo freddo, o da lassitudine, o da dolore e simili contrarie cagioni, quali ammoniscono che evitando perpetueremo in sanità, così in amicizia credo non errarebbe chi per conservalla investigasse onde surga inimicizia, e ivi sé opponesse diligentissimo a non lasciarla intervenire. Che dite? Così vi pare?

Lionardo. Affermiamo sarà utile investigarne; se già non seguissi, quanto poco fa sopra recitasti quasi per gradi dedurre che dalla invidia nasca l’odio, e dall’odio l’inimicizia.

Adovardo. Piacemi. Ma indi sarà nostro ordine a conservar l’amicizia, qual fu luogo quinto da noi proposto a dirne. Poiché vedemmo nascere, crescere, rescindere e recuperare l’amicizia, e trovammo la inimicizia essere contraria alla amicizia, e conoscemmo e’ primi principii ed elementi della amicizia essere in prima benivolenza scoperta e fatta maggiore con uso domestico e familiare pieno d’officio e benificio, forse adunque e malivolenza scoperta e fatta maggiore per uso pieno d’iniurie e onte saranno principii della inimicizia contrarii. Qual cosa se così m’asentite, racconterovvi a proibir la ’nvidia, donde poi nasce l’odio contrario alla benivolenza, cosa utilissima e forse non altrove udita.

Lionardo. Né a ragione possiamo, né vogliamo non assentirti. Seguita.

Adovardo. Ubbidirotti, e sarò pur dicendo non prolisso. Veggo alcuni fortunati e abienti, quali più che gli altri ostentano sue ricchezze e con superbia si gloriano de’ doni della fortuna; e in vestire splendido e suntuoso, in copia di servi, in moltitudine di salutatori e simile pompe quanto sono immoderati, tanto molti desiderano vederli in fortuna meno prospera e men seconda. Alcuni veggo, perché vivono scellerati