Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/343

Da Wikisource.

libro quarto 337

di fortuna o per altra qual sia cagion sorgono costumi e volontà nuove e varie e nocive alla benivolenza. E forse in loro saliti in grado elevato e pieno d’autorità, crescerà insolenza e fastidio verso e’ meno possenti amici; o forse caduti in avversità, rotti da miseria iaceno abbandonando sé stessi e troppo diffidandosi, e per questo sé dànno ad essercizii sozzi, nulla lodati e vili. Qui credo sarà prudente niuno quale non confessi doversi reverenza a quello amico, quale se a te non fusse noto, onorresti e cederesti alla degnità. E niuno stimo uomo umano e civile vorrebbe non molto essere utile alle espettazioni e necessità di chi egli ami. E piatoso sarà, credo, niuno, quale non goda con suo fedel consiglio, con deditissimo studio, con lodata diligenza, con dovuta assiduità e con pronta opera sollevare l’animo di colui a sé benivolo, e trarlo d’ogni tristezza, renderlo lieto, quanto e più ancora che sé stessi contento. Già che non si nega officio dell’amicizia servire a’ comuni commodi, ove così sia che degli amici qualunque cosa debba essere comune, e appruovasi la sentenza dello Epicuro filosofo, l’amicizia essere lodato consorzio di volontà. Chi adunque non curerà levar della amicizia come parte de’ suoi mali ogni tristezza? Né ci dimenticherà la sentenza di Demetrio figliuolo di Fanostrate, quale dicea: «El vero amico sarà quello che alla prospera tua fortuna non verrà se non chiamato, ma correrà sé stessi proferendo a ogni tua avversità». E così Chilon filosofo volea l’amico più pronto a comportare teco l’onte della fortuna, che a godere in tua felicità. E se pure acade che da te chi tu ami chieggia cosa non onestissima, e dica quanto dicea Blosio amico a Gracco, per servire a’ desiderii dello amico doversi in cosa niuna non ottemperarli, dicea Aristotele, confutando certe oppinioni di Platone suo maestro, sé amare l’amico, ma prima la verità. Così noi serviremo a chi ci ami, ma prima riputeremo amica l’onestà. Né io ben comprendo come chi voglia vedermi non onesto a me sia amico. All’amico che domandò dicesse falso testimonio, rispuose Pericle: «Ubidirotti persino alla ara», luogo ove era da prestare el