Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/345

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libro quarto 339

parte resti meno amato. Scrive Livio istorico che sendo la plebe romana, per molti debiti e usure gravata, discorde da’ patrizii, implorò la fede e aussilio del consule Servilio, e molto el pregò avesse cara la salute loro, e da tanti e sì gravi incommodi li levasse. El consule contenendo sé mezzo e protraendo, nulla acquistò grazia dal Senato, molto da quella causa alieno, né sé tenne ben voluto dalla plebe, quale instava ne referisse al Senato. Ma seguìgli che da’ patrizii fu iudicato troppo molle e ambizioso populare, e dalla plebe fu stimato fallace e doppio; onde breve poi e da questi e da quelli ne fu odiato. Ma pure qui mi piacque Cesare, quale vedendo Crasso e Pompeio insieme non amici, per agiugnerli a sé ambodui e per lor grazia farsi maggiore, diede sé a compor fra loro unione e concordia. Così gli fu licito quivi e qui essere familiare e veduto assiduo. E Platone scrivendo a Dione: «Debbo io sì», disse, «fra voi essere mezzano, se forse cadesse discidio, e riconciliarvi e pacificarvi; ma se concertarete d’odio grave, qualunque di voi voglio cerchi a sé altro adiutore». Aristotele filosofo morendo in età d’anni sessanta e due, domandato da’ discepoli pronunziasse qual de’ suoi discepoli lasciasse in luogo suo come erede precettore degli altri (erano fra loro due Teofrasto lesbio e Menedemo rodio), tacque Aristotele alquanto; pur a questi che così instavano, ridomandato, comandò trovassero qualche più atto vino alla sanità sua. Portorongli vini ottimi di Rodi e di Lesbo. Gustò l’uno e monstrò gli piacesse; gustato l’altro, «e questo», disse, «ancora mi piace». Onde intesero Teofrasto lesbio e Menedemo rodio gli piaceano. Così laudorono la sua sentenza come per altro, così ancora che tanto servasse modestia, e tanto volse ancora morto non essere da tutti non molto amato. Scriveno di Pomponio Attico, poiché vide la terra non poco per que’ tumulti di Cinna essere perturbata, e non gli restare facultà vivere in dignità sua sanza darsi a qualche di quelle parti quali insieme contendeano, si segregò, e asettossi in Atene dando opera agli studii; e ivi con liberalità fe’ grato sé al popolo ateniense, e accrebbela vivendo sì che volse pa-