Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/77

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libro primo 71

gono in tutto e’ garzoni fatti buoni scrittori e lettori. E sarà forse quasi simile qui mal sapere la cosa e nolla sapere. Apprendano dipoi l’abaco, e insieme, quanto sia utile, ancora veggano geometria, le quali due sono scienze atte e piacevoli a’ fanciulleschi ingegni, e in ogni uso ed età non poco utile. Poi ritornino a gustare e’ poeti, oratori, filosofi, e sopratutto si cerchi d’avere solleciti maestri, da’ quali e’ fanciulli non meno imparino costumi buoni che lettere. E arei io caro che e’ miei s’ausassero co’ buoni autori, imparassino grammatica da Prisciano e da Servio, e molto si facessino familiari, non a cartule e gregismi, ma sopra tutti a Tullio, Livio, Sallustio, ne’ quali singularissimi ed emendatissimi scrittori, dal primo ricever di dottrina attingano quella perfettissima aere d’eloquenza con molta gentilezza della lingua latina. Allo intelletto si dice interviene non altrimenti che a uno vaso: se da prima tu forse vi metti cattivo liquore, sempre da poi ne serba in sé sapore. Però si vogliono fuggire tutti questi scrittori crudi e rozzi, seguire que’ dolcissimi e suavissimi, averli in mano, non restare mai di rileggerli, recitarli spesso, mandarli a memoria. Non però biasimo la dottrina d’alcuno erudito e copioso scrittore, ma ben prepongo e’ buoni, e avendo copia di perfetti mi spiace chi pigliassi e’ mali. Cerchisi la lingua latina in quelli e’ quali l’ebbono netta e perfettissima; negli altri togliànci l’altre scienze delle quali e’ fanno professione.

E conoscano e’ padri che mai le lettere nuocono, anzi sempre a qualunque si sia essercizio molto giovano. Di tanti litterati quanti nella casa nostra sono stati certo singulari, niuno per le lettere mai all’altre faccende fu se none utilissimo. E quanto la cognizione delle lettere sia a tutti sempre nella fama e nelle cose giovata, testé non bisogna proseguire. Né credere però, Adovardo, che io voglia ch’e’ padri tengano e’ figliuoli incarcerati al continuo tra’ libri, anzi lodo ch’e’ giovani spesso e assai, quanto per recrearsi basta, piglino de’ sollazzi. Ma sieno tutti e’ loro giuochi virili, onesti, senza sentire di vizio o biasimo alcuno. Usino que’ lodati essercizii a’ quali e’ buoni antichi si davano. Gioco ove bisogni sedere quasi niuno mi pare degno