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282 de iciarchia

l’altro virtuoso e accendere in loro cupidità di gloria. E contro, bisogna insistere mostrando quanto sia brutto, dannoso, detestabile el vizio. Chi impara odiare el vizio acquista in sé in molta parte virtù. Ma quando per la varietà degl’ingegni bisogni adoperare imperio più severo, useremo rimedi simili al medico, quale adopera al bisogno medicamenti mordaci, e saremo, quanto patirà el bisogno delle cose, ancora simili al duttore dello essercito, rigidi osservatori della disciplina atta a’ buoni costumi: porgeremo in tempo el fronte imperioso e pieno di maiestà religiosa. Non ogni pianta si può domesticare, né ogni fera si può far mansueta. Questo argentario con questi instrumenti, con questo medesimo artificio e modo non può d’una medesima massa d’oro stampare monete tutte simili finite e da ogni parte perfette. E se vi sarà forse qualcuno quale tu nulla potrai renderlo migliore con arte tua e diligenza, almeno cureremo che non diventi piggiore. Quello che stia prono a ruina e non si può reggere, di necessità perirebbe se qualche opposta forza non li resistesse. Questi tali incorretti si vogliono esterminare lungi dagli altri, non dove e’ vivano miseri e abbandonati, ma dove e’ dimentichino le delizie e depongano e’ vezzi e interlassino le lascivie, e intendino quanto possa la industria a riporgli in miglior vita e stato; e sarà questo non escluderli a servitù, ma sarà un revocarli a salute. E doveratti meno dolere che in mensa sia de’ tuoi testé uno meno a numero, che vederlo inutile e da meno che non se li conviene. E sarà molto salutifero in questo modo levarli e alienarli dalla conversazione de’ voluttuosi, immodesti, petulanti, insolenti, arroganti, rissosi, temerari, temulenti, però che con questi diventerebbono ogni dì più dannosi a sé, molesti a’ suoi, perniziosi alla patria sua.

Niuna cosa tanto pestifera ed eccidiosa a una città quanto sono e’ suoi propri cittadini improbi e malcorretti. E sopra tutti e’ vizi, se tu lo vedi dedicato e adiudicato a quella bruttissima pravità del giuoco, ponvi rimedio. E bench’ella sia cura più da non la recusare che da sperare sanità, tu pure con ogni arte, studio, diligenza, industria, ancora e ancora e senza intermissione osserva e’ gesti e le compagnie sue, cura che si rammendi e ritraisi da