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le rime 393

tenzone col Burchiello era uscito malconcio. Vedi pure Flamini, op. cit., p. 658, il quale lo attribuisce al Calderoni in base all’ed. londinese, cit. sopra, dei sonetti del Burchiello e di altri.

3. Antichi e buoni della buona e bella, capitolo in terza rima, dato all’A. dal cod. fiorentino II. IV. 250; ma il primo verso è sbagliato, e la composizione, che comincia: Antichi amanti della buona e bella, è sicuramente di Niccolò da Uzzano, a cui è attribuita da vari codici (cfr. Flamini, op. cit., p. 753).

4. Biondo, se amor non è altro che fede, sonetto, attribuito all’A. («B. de Albertis ad Blondum») dal cod. Marc. Ital. IX. 204, c. 46v; ma lo stesso sonetto, diretto ad un Giorgio e non al Biondo, figura tra le rime di Giusto de’ Conti. Cfr. Flamini, op. cit., p. 635, e l’ediz. del Canzoniere di Giusto dovuta a L. Vitelli, Lanciano, 1918, I, p. 75 e n. 1. Curioso, nondimeno, il cambiamento del nome del destinatario e la diversa attribuzione: piccolo problema che richiederebbe un riesame dei codici delle rime di Giusto.

5. Cruda selvaggia fuggitiva e fiera, canzone, anonima nel Magl. VI. 200 (dove figura subito dopo l’Ecatonfila dell’A.), ma attribuita all’A. nel cod. 7 della Bibl. Comunale di Forlì. Essa risale invece al Trecento, e fu composta da Bartolomeo da Castel della Pieve, a cui la dànno una ventina di codici (cfr. F. Novati, in «Giorn. stor. d. lett. ital.», XII, 1888, p. 211).

6. Forze d’erbe di pietre e di parole.

7. S’i’ ritornassi al desiato loco.

Queste due sestine sono attribuite all’A. dal cod. Magi. VII. 1145, e la prima pure dal Vat. Lat. 3213. Il Bonucci le stampò dal cod. fiorentino tra le opere volgari dell’A. (ed. cit., V, 356-359). Il Flamini invece (op. cit., pp. 635-6, 728) le attribuì a Rosello Roselli, tra le cui rime, trascritte pure da sua mano, figurano nel cod. Riccard. 1098, cc. 149v e 174r. Questa attribuzione fu accettata anche da E. Bruti nel suo studio sul canzoniere del Roselli in «Atti dell’Accad. degli Agiati», s. IV, vol. 7, 1925, pp. 81-199 (e soprattutto pp. 130-31, 174-75), malgrado le osservazioni contrarie fatte dal Mancini nell’Appendice alla sua ed. del Vasari, Vite cinque, cit. sopra, pp. 204-5. Per il Flamini come poi per il Bruti l’autografia del cod. Ricc. era la prova assoluta