Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/351

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de pictura 347

non solo la grafia ma anche, sebbene raramente, le forme linguistiche. Oltre alla riduzione delle grafie latineggianti secondo le norme già esposte nel vol. I, abbiamo: reso con la doppia le serie costanti nei codd. di quelo, tuta, mezo, magiore, legiendo, ecc.: introdotto il raddoppiamento sintattico nella serie de la, a la, quel ultimo, ecc.; reso li con gli davanti a vocale o s + consonante, e x intervocalico con s in bisogna (adottando però ragione da H in luogo del raxon di V); livellato le oscillazioni in vano / vanno, superficie / superfitie (con c), spacio / spatio (con z), qualunche / qualunque, fori / fuori (o fuora); sostituito quale a quali (singolare), queste a un raro questi (plur. femm.), forse a forsi, così a cusì. Abbiamo lasciato stare le altre oscillazioni del cod. V, tra cui le desinenze in -amo accanto a -iamo della Ia pers. plur. del presente (certamente non ignote all’Alberti in altre opere; cfr. la Grammatica); ma nei casi di -amo per -ammo della Ia pers. plur. del perfetto abbiamo preferito quest’ultima forma per ragioni di chiarezza lasciandoci guidare nell’identificazione di tali casi dai tempi del testo latino (p. es . consideramo a p. 3, 3 e 24). Ci siamo permessi alcune integrazioni (indicate da parentesi uncinate), in base al confronto col testo latino, laddove il senso ci sembrava richiederle ed era facile che qualche parola fosse caduta dalla penna del copista. Non abbiamo cercato però di adeguarlo in altri modi al testo più ampio della redazione latina. Per facilitare il confronto tra i due testi abbiamo diviso l’opuscolo in dieci paragrafi, segnati A, B, C, ecc., ed entro questi paragrafi numerato 1, 2, 3, ecc. le varie ‘diffinizione’ o esercitazioni. In mancanza di indicazione contraria, i numeri corrispondono tra un testo e l’altro. Le indicazioni contrarie sarebbero o l’asterisco, che significa che quel tale comma del testo volgare non figura nel testo latino (o viceversa), oppure un numero tra parentesi tonde alla fine di un comma, il quale significa che nell’altro testo quel comma è collocato in ordine diverso e precisamente sotto il numero indicato tra parentesi.

I problemi filologici connessi col testo latino sono di carattere diverso. In sostanza, le varianti tra i codici V e H del testo volgare sono relativamente poche. Più sostanziali invece si rivelano le varianti tra alcuni codici del testo latino, tanto da far sorgere l’ipotesi di una revisione almeno parziale dell’opuscolo da parte dell’autore. Per la presente edizione ci siamo limitati a collazionare quattro codici (L, O, R, V) e a tener conto delle varianti di altri quattro (F, FR, A, T) adoperati dal Mancini per le sue edizioni. Nell’apparato che segue indichiamo con M la seconda edizione del Mancini. Le varianti più importanti si registrano nella sezione E del testo, in cui i comma non soltanto sono molto più