Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/302

Da Wikisource.
280 della architettura

proposito per rimuovere gli inconvenienti da le stanze. Ancor che contro la molestia et l’odiosa assiduità di cosi fatte, et fastidiose pesti, non sia cosa nessuna, che paia che possi giovare tanto che basti.


De luoghi de le case da scaldarsi , et da rinfrescarsi, et de lo emendare i difetti de le mura, et rassettarli.

cap. xvi.


T
Orno à proposito. E’ cosa maravigliosa perche cosi sia, che se tu parerai una sala di panni di lana, diventerà il luogo alquanto più tiepido, et se la parerai di panni lini, diventerà più fresco: se il luogo sarà troppo humidiccio, cavavi sotto fogne, o pozzi, et riempigli di pomici, o di ghiaia, acciò che l’acqua non vi si corrompa; dipoi distendivi sopra uno suolo di carboni alto un piede, et sopra questo distendivi del sabbione, o più presto mettivi docioni et ammattonavi poi di sopra. Gioverà certo grandemente se l’aria sotto al pavimento potrà respirare, ma contro allo impeto de li ardori del Sole et contro alle crude tempeste de lo inverno farà molto bene, se il piano per altro non vi sarà humido ma secco. Fa che sotto lo spazzo de la tua sala ella sia cavata sotto sino a sei braccia, et fagli per ammattonato solamente uno assito di legname stietto: lo spazzo non ammattonato, fà diventar dentro una aria freddissima molto più che tu non crederesti, talmente che chi ha ancora le pianelle in piede, si sente raffreddare i piedi dal legname stesso non che altro, senza che vi sia ammattonato di sorte alcuna, salvo che di tavole; ma la coperta di detta sala sopra il capo falla in volta, et ti maraviglierai quanto la state ella sia fresca, et lo inverno tiepida. Et se per avventura accadrà quello di che si duole il Satirico, che il passar de le carrette per luogo stretto de le vie, ne lievino il sonno et rintuonino le villanie de le importune stiere, donde lo Infermo molestato da lo strepito patisca, a questa incommodità impariamo da la epiatola del più giovine Plinio, in che modo noi ci habbiamo à rimediare benissimo, con queste parole: a queste stanze è congiunta la camera de la notte et del sonno, ne si sente in quella le voci de servi, non il mormorio del Mare, non il moto del temporale, non il lume de Baleni, ne esso giorno ancora, se non apri le finestre: tanto è riposta et secreta. Et la ragione è che uno androne posto infra il muro de la camera et quello dell’orto, gli separa l’uno da l’altro, et in questo modo svanisce mediante questo spatio, ogni suono et ogni remore. Vegniamo hora alle mura. I difetti de le mura son questi: o elle si pelano, o elle s’aprono, o gli ossami si rompono, o elle si piegano da lor diritti. Varie sono le cause di questi difetti, varii ancora i remedii de le cause alcune: ne sono manifeste et alcune più occulte, et non è cosi manifesto qual cosa si giovi se non dopo il ricevuto mancamento. Et alcune oltra queste non sono molto oscure, ma forse non vagliono tanto à danno de li edifitii, quanto si sono persuasi gli huomini per la loro negligentia. Le cause manifeste nelle mura saranno queste, come per modo di dire se il muro fusse più sottile, se e’ non fusse ben conlegato insieme, se fusse pieno di vani nocivi, o finalmente se non havesse ossami bastanti, et gagliardi contro le ingiurie de temporali. Ma quelle cole, che di nascoso, o fuor di speranza: accaggiono, son queste: il movimento de la terra, le saette, la incostantia del terreno, et di tutta la natura: ma inanzi a tutte queste cose nuoce principalmente a tutte l’universali parti de lo edificio, la negligentia, et la trafcurataggine de li huomini. Disse colui, che il fico salvatico è uno ariete sordo contro le mura; ne è cosa da crederla à dir quanto io habbia veduto pietre grandissime smosse, et cavate de luoghi loro, per la forza, et quasi per conio di una barbolina nata infra le congiunture, la quale se alcuno da principio l’havesse svelta

via,