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Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/335

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libro secondo. 313

dissime. Sono adunque da esser grandemente vituperati quei Pittori che si servono del bianco intemperatamente, et del nero senza alcuna diligentia. Et per questo vorrei io che da i Pittori fusse comperato il color bianco più caro che le preziosissime gemme. Sarebbe veramente bene che il bianco et il nero si facesse di quelle perle di Cleopatra, che ella inteneriva con lo aceto, acciocche essi ne diventassero più avari. Imperoche le opere sarebbono più leggiadre et più vicine alla verità: ne si puo cosi facilmente dire, quanta bisogna che sia la parsimoma et il modo nel distribuire il bianco, et il nero nella Pittura. Per questo soleva Zeusi riprendere i Pittori, perche ei non sapevano che cosa fusse il troppo. Che se ei si debbe perdonare alli errori, son manco da esser ripresi coloro che troppo profusamente si servon del nero, che quegli che troppo intemperatamente usano il bianco. Noi habbiamo imparato mediante lo uso del dipignere che essa natura ha in odio l’un di più che lo altro la oscurità et lo horrido et continovamente quanto più sappiamo, tanto più rendiamo la mano inclinata alla gratia et alla leggiadria. Cosi naturalmente tutti amiamo le cose chiare et aperte. Adunque ci bisogna riserrar la strada da quella banda donde la via del peccare ci è più aperta. Queste cose bastino che insino a qui si son dette del servirsi del bianco, et del nero. Ma quanto a generi de colori bisogna ancora havervi una certa regola. Seguita adunque che si raccontino alcune cose de generi de colori. Non come diceva Vitruvio Architettore, racconteremo dove si trovi il buon cinabro o i colori lodatissimi: Ma in che modo gli sceltissimi, et ben macinati colori si habbino a mescolare et farne le mestiche nella Pittura. Dicono che Eufranore Pittore antico scrisse alcune cose de colori: ma questi scritti non ci sono. Ma noi che habbiamo renduta alla luce questa arte della Pittura, o come descritta già da altri, richiamatala dagli dii, infernali, o come non mai descritta da nessuno, condottala con lo ingegno nostro insin qui dal Cielo, tiriamo dietro secondo lo ordine nostro, si come habbiamo fatto fin qui. Io vorrei che i generi, et le spezie de colori, per insino a quanto si potesse fare si vedessino con una certa gratia, et leggiadria nella Pittura. Allhora vi sarà la gratia quando i colori saranno presso a colori posti con una certa estrema diligentia; come che se tu dipignessi Diana che guidasse un ballo, saria cosa conveniente vestir la Ninfa che le fusse più apresso, di panni, o drappi verdi, l’altra di bianchi, l’altra poi di rossi, et l’altra di gialli. Et oltra questo, che mediante la diversità di cosi fatti colori elle sieno vestite talmente che sempre i colori chiari si giunghino con alcuni colori oscuri di diverso genere da quello con cui si congiungono. Imperocche quel congiugnimento de colori si procaccia mediante la varietà maggior vaghezza, et mediante la comparatione maggior bellezza. Et è veramente in fra i colori una certa amicitia, che congiunti l’un con l’altro accrescono la vaghezza, et la bellezza. Se si mette il color rosso in mezo allo azzurro et al verde, sveglia all’uno, et allo altro un certo scambievole decoro: il color candido non solamente posto al lato al cenerognolo, et al giallo, ma quasi arreca a tutti i colori allegrezza. I colori oscuri stanno non senza degnità in fra i chiari, et medesimamente i chiari si collocano bene infra gli oscuri. Disporrà adunque il Pittore per la historia quella varietà di colori che noi habbiam detta. Ma ci sono alcuni che si servon dello oro senza alcuna modestia: perche ei pensano che lo oro arrechi una certa maiestà alla historia: io veramente non gli lodo. Anzi se io vorrò dipignere quella Didone di Vergilio che haveva la faretra di oro, et le chiome legate in oro, et la veste con i legami, et con le cinte di oro, et che era portata da cavalli, con freni d’oro, et che tutte le cose risplendevano di oro: io non dimeno mi ingegnerò di imitare con i colori più tosto che con lo oro quella grande abbondanza de raggi di oro, che percuota da ogni banda gli occhi de riguardanti. Imperoche essendo maggior la lode, et maggior la maraviglia del maestro ne colori, si puo ancora vedere che messo lo oro in una tavola piana,


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