Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/144

Da Wikisource.

di leonbatista alberti. 115

E la regola, ed il modo del fare così gran cosa, avrai tu tanto facile, e tanto chiara ed espedita, che in quanto a me, credo che a gran pena potranno errare, se non coloro che a posta fatta, o in prova non avranno voluto obbedire a quanto si è detto. Non dico già per questo che io t’insegni l’artificio, mediante ii quale tu possi totalmente fare tutte le universali similitudini de’ corpi, o che per questo si impari a saper fare, ed a ritrarre qualunque si siano diversità, o similitudini. Conciossiachè io confesso di non fare professione di insegnarti per questa via, il modo come tu abbi a fare il volto, e la faccia di Ercole, mentre che combatte con Anteo, sicchè egli rappresenti quanto più sia possibile la bravura e la fierezza sua a ciò conveniente, ovvero come tu l’abbi a fare di aspetto benigno e giocondo e ridente quando egli fa carezze alla sua Deianira, molto in vero dissimile dell’altro aspetto, sebben rappresenta il medesimo volto di Ercole. Ma occorrendo in tutti quanti i corpi diverse e varie figure, ed attitudini, mediante gli svolgimenti o piegamenti delle membra, e le positure loro, perciocchè in altro modo si veggono terminati i lineamenti ed i dintorni di uno che sta in piede, in altro modo quelli di chi siede, ed in altro quelli di chi sta a diacere, ed in altro quelli di coloro che si svoltano, o si abbassano in verso l’una o l’altra parte,