e similmente ancor quelli delle altre attitudini.
Delle quali cose è nostra intenzione
di tratture, cioè in che modo, con qual
regola ferma, certa, e vera, si possino
imitare e ritrarre dette attitudini; Le quali
regole, cerne io dissi, son due, la misura
cioè, ed il porre de’ termini. Tratteremo
adunque primieramente della misura, la
quale certamente non è altro che uno stabile
e fermo e certo avvertimento e notamente,
per il quale si conosce e mette in
numeri e misure, l’abitudine, proporzione
e corrispondenza, che hanno infra di loro
tutte le parti del corpo l’una con l’altra,
così per altezza come per grossezza, e quella
che esse hanno ancora con tutta la lunghezza
di esso corpo. E questo avvertimento
o conoscimento si fa mediante due
cose, cioè con uno regolo grande, e con
due squadre mobili: con il detto regolo
misuriamo noi, e pigliamo le lunghezze delle
membra, e con le squadre tutti gli altri
diametri delle delle membra. Per lo lungo
di questo regolo si tira una linea diritta,
lunga quanto sarà la lunghezza del corpo
che noi vorremo misurare, cioè dalla sommità
del capo sino alla pianta del piede .
Laonde bisogna avvertire, che per misurare
un uomo di piccola statura si debbe
pigliare un regolo minore, e per un uomo
di grande statura se ne debbe pigliare
uno maggiore, cioè più lungo. Ma sia
nondimeno qualsivoglia la lunghezza di tal