Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/36

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di leonbatista alberti. 7

dissimili al tutto di quel che prima ci parevano. O medesimamente che le superficie ci pajano o accresciute, o defraudate di colore. Le quali cose tutte son quelle che noi misuriamo o discorriamo con lo squadro: e come questo squadro o veduta si faccia, andiamo ora investigando. E cominciamo dalla sentenza de’ Filosofi, che dicono che le superficie si esaminano mediante certi raggi ministri della veduta, che perciò gli chiamano visivi, cioè che per essi si imprimino i simulacri delle cose nel senso. Imperocchè questi medesimi raggi fra l’occhio e la superficie veduta, intenti per lor propria natura, e per una certa mirabile sottigliezza loro concorrono splendidissimamente penetrando l’aria, ed altri simili corpi rari o diafani, ed avendo per guida la luce sino a tanto che si riscontrino in qualche corpo denso, e non del tutto oscuro; nel qual luogo ferendo di punta, subito si fermano. Ma non fu appresso degli antichi piccola disputa, se questi raggi uscivano dagli occhi, o dalla superficie. La qual disputa in vero molto difficile, e quanto a noi non necessaria, la lasceremo da parte. E siaci lecito immaginare che questi raggi sieno quasi che sottilissime fila legate da un capo dirittissime, come fattone un fascio, e che elle sieno ricevute per entro l’occhio là dove si forma o crea la veduta; e quivi stieno non altrimenti che un troncone di raggi: e dal