Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/80

Da Wikisource.

di leonbatista alberti. 51

la larghezza e la lunghezza delle mura; nel disegnare la qual cosa io ho imparato dalla natura, che da una veduta sola non si può vedere più che due superficie congiunte insieme ritte dal piano di qualsivoglia corpo quadrato fatto ad angoli a squadra. Nel disegnare adunque i fondamenti delle mura, io osservo questo di tirare solamente quelle facce o lati, che mi si appresentano alla veduta. E la prima cosa io comincio dalle superficie che mi sono più vicine, e da quelle massime che sono parimente lontane dal taglio. Pertanto io disegno queste innanzi alle altre, e delibero mediante esse linee paralelle disegnate nel pavimento, quanto io voglio che esse mura sieno lunghe e larghe. Imperocchè io piglio tante paralelle quanto io voglio che elle siano braccia, e piglio il mezzo delle paralelle della scambievole intersegazione di ciascun diametro di esse paralelle. Sicchè per questa misura delle paralelle, io disegno benissimo la larghezza e la lunghezza in esse mura che si rilevano di sul piano. Di poi conseguisco da questo non difficilmente ancora l’altezza delle superficie. Imperocchè quella misura che è infra la linea centrica e quel luogo del pavimento d’onde incomincia a rilevarsi la quantità dell’edificio, tutta quella quantità osserverà la medesima misura. E se tu vorrai che cotesta quantità che è dal pavimento alla cima, sia per quattro tante quanto la lun-