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che per sentire meno la propria infelicità. Quel fratello è morto: quando s’apparecchiava per passare, gli stette di continuo al fianco guardandolo e dimostrando amaro dolore per gli occhi; e quello, non curando niente di sè, avvertivalo a prendere provvedimento per non incorrere nella medesima infermità, imperciocchè a mirarlo nella bianchezza del volto gli ragionava di cose triste la mente. Quando glielo levarono dal limitare della casa, rammemorandosi quante volte erano andati insieme alla campagna, e che ora dovevano appartarsi per sempre, volle accompagnarlo; e, vicino alla sepoltura, come è consuetudine nelle villate della Sila, baciatolo, posegli tra le mani la croce, piangendo con grandi lacrime e dicendo: fratello mio non ti rivedrò un’altra volta.

In seguito di tempo venne occupato da una profonda malinconia e da una svogliatezza e da uno scontentamento del mondo, e veramente pareva che le immagini e le larve di tanti cari lo accompagnassero ovunque. Una sera d’estate mentre studiava nella sua stanza, ecco, guardando nella montagna, vedere il fumo delle pagliaje levarsi, e le danza dei mandriani, e udire il suono delle zampogne, e le