Pagina:Alcune Prose Giovanili.pdf/49

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ogni banda erano tumulti e suoni di arme, gl’ingegni stimabili erano cercati e rimunerati a bell’arte. Nientedimeno egli, sdegnando i rumori degli uomini, si ricondusse nel suo luogo nativo; e fece bene, secondo il mio sentimento, imperciocchè altrove avrebbe procurato più fama, ma minore felicità e pace.

Menò tutta la sua vita insegnando e beneficando gli abitatori del villaggio. All’alba facea scuola ai giovinetti, fra i quali parecchi figliuoli di contadini: e, quando insegnava, molti artigiani tralasciavano il lavoro e andavano ad ascoltarlo, tanto piacere prendevano dal suo parlare. Faceva la scuola in una maniera piacevole: e quando la stagione era calda con tutta la schieretta de’ fanciulli se ne andava ad una amena campagna, e allato di una fontana si riposava sopra l’erba e insegnava, dove più facevano ombra fresca i rami degli alberi. Dipoi per ammaestrare quei giovinetti all’armonia della vita, li esercitava nelle arti belle, nella musica, nella scoltura, e nel canto.

Passava una buona parte del giorno intrattenendosi nelle botteghe degli artigiani (cose che mi rammemorano i beati tempi di Socrate