Pagina:Alexander Pope - Lettera di Eloisa ad Abelardo.djvu/24

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E chiara scender nuvoletta, e ’l coro
A te vegghiar degli Angioli d’intorno,
E sfavillar giù dagli aperti cieli
445La gloria, e con desir, che il mio pareggi
Incontro a te stender le braccia i Santi!
Nostre misere salme indi una sola
Cara tomba racchiuda: e d’Eloisa
L’amor s’innesti all’immortal tuo nome.
450E se alla tarda etade, allor che tutti
Fien cessati i miei mali, e del ribelle
Cor gli affannosi palpiti, due fidi
Esuli amanti alle solinghe mura
Del Paracleto ed all’argentee fonti
455La sorte guidi, sovra i bianchi marmi
Con bassa fronte, e di scambievol pianto
Molli, diranno per pietà: «Deh mai,
Come il lor arse, nostro cor non arda!»
E se, allor che l’Osanna alto rimbomba,
460E del tremendo sacrifizio ferve
L’augusta pompa, avvenga un dì che al sasso,
Del nostro fral custode, alcun si volga
Occhio pietoso, un tenero pensiero
Involerà Devozïone al Cielo,
465E una stilla di pianto avrà perdono.
Poi, se da pare avversità percosso,