Pagina:Alexander Pope - Lettera di Eloisa ad Abelardo.djvu/7

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Vive con Dio sua lusinghiera imago.
Non lo scriver mia destra. - Oh, veh, che è scritto!
Via toglietelo, o lacrime. Ah! tu indarno
Gitti, Eloisa, le preghiere e ’l pianto:
20Obbedisce la mano al cor che detta.
     Inflessibili mura, a cui d’intorno
Di spontanei martir, di penitenti
Gemiti il suon si spande: ispidi sassi,
Usi a provar degli umili ginocchi
25La dura pazïenza: orride grotte
Di spine ingombre: o voi, Reliquie sante,
Cui le vigili notti offrir son use
Le verginelle dalle grame luci:
O simulacri degli eterei Divi,
30Onde quaggiuso a lacrimar si apprende;
Benchè fatta io mi sia gelida e muta
Al par di voi, pur non ancor m' impetro.
Tutto del Ciel non è mentre Abelardo
Parte ne tien. Metà del core usurpa
35La ribelle natura: e i pertinaci
Suoi palpiti a frenar, fervida prece
Non vale, nè digiun, nè assiduo pianto.
     Dischiuso appena con tremante mano
Il foglio n’ebbi, che il ben noto nome
40In me svegliò tutti i passati affanni.