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perchè i Filobrettoni, che incominciano felicemente a fecondare su queste nostre Maremme, e i quali aspirano a ben gustare i vezzi dell’Idioma Inglese, abbiano colle presenti Egloghe un soccorso alla loro impresa. Giacchè non è favella questa da trascurare. Lo stato brillante, in cui trovasi questa felice Nazione in que’ branchi i più necessarj all’Uomo, nelle Scienze, nelle Arti, nel Commercio, deve servir di stimolo a chiunque voglia ergersi sopra del comunale1, ad apprenderne il linguaggio. Tutti que’ poderosi argomenti, che Cicerone, e, altri valent’Uomini della più florida stagion di Roma ci han lasciato sulla necessita di appararsi il Greco, concorron tutti oggi per la necessità dell’Inglese. Era la Grecia allora la Maestra delle arti, e delle scienze. Quindi importava di succiarne gli elementi da’ fonti originali. Quanto più una Nazione è commerciante, tanto più è nella sfera di aver rapporto con Noi. Il Commercio della Gran Brettagna chi nol sà? Chi non vede tutto dì il nostro Cratere ricco di Navigl’Inglesi? La Parresia, che gode la

  1. In pruova di ciò bastami un solo esempio, che ne val mille. Il Gran Mastro dell’Officina degl’ingegni Italiani, il sig. Abate D. Antonio Genovese nelle sue Opere le più auree da per tutto tramanda lampeggianti raggi, che ne mostrano, quant’abbia felicemente meditato sugl’Inglesi Originali. E siccome è Egli fornito della più virtuosa Umanità, così mi darà pur perdono, sé per necessità dell’argomento io un abuso del suo alto Nome nelle presenti umili materie. È questi un Esempio, che si vorrebbe da tutti emulare.