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Anzi per maggior piacere de’ Leggitori, non solo insiem coll’Italiano si è ristampato l’Originale Inglese, di modo che l’un trovasi affronte all’altro colla possibil simmetria, ma in oltre a piede di ciascuna faccivola si è soggiunta la traduzion Franzese fatta in prosa da M. de Lustrac, e stampata a Parigi col testo Inglese nel 1753. Si è creduto con ciò di aumentarsi il piacer de’ Leggitori per lo territorio giurisdizionale, che loro si apre, di decidere presenzialmente, e quasi per via di notorio del merito, o demerito delle due Versioni.

E perchè sembra zoppiccante in alcun luogo il chiarissimo Traduttor Franzese, sebbene scrivendo Egli nella piana Prosa non avess’altr’uopo, che dell’in-


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    totalmente verbale; egli è certo però, che mi sono studiato tradurre tutte le parole dell’Inglese, ed ho rimediato al mio bisogno, non collo scemare, ma col solo accrescervi alcuni aggiunti proprj ad esprimere in nostra favella i sentimenti dell’Originale. Del resto una Version verbale è il miglior mezzo da apparare l’Inglese in brieve tempo. Non si tratta quì, che i vocaboli sian cangianti come nel Latino, e nel Greco, ed in quasi tutte l’altre che io sappia, nelle quali le voci o per declinazioni, o per coniugazioni si trasformano stranamente, mutandosi non solo negli estremi, ma delle volte anche ne’ mezzi. L’Inglese ha quasi immutabili le sue voci. Sono esse alterate in pochissimi casi, e di maniera, che poco perdono di lor forma naturale. Quindi quanto vi è da sapere su ciascuna voce, basta osservarlo nella traduzione, che sia verbale, senza bisogno di ricorrere a’ Dizionari, ne’ quali non vi è altro di più da potersi imparare. Onde l’utile delle Version verbali è sommo per apprender quell’Idioma. L’esercitarsi poi sulla Poesia Inglese ne reca altri vantaggi. Vi si apprende la buona pronuncia col mezzo del rapporto delle rime. Ed il suono del verso n’insegna il buon uso degli accenti, per gli quali i Grammatici di questa lingua dicono disperatamente di non aver regole, che bastino.