Pagina:Alfieri, Vittorio – Della tirannide, 1927 – BEIC 1725873.djvu/178

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ii. del principe e delle lettere
 



solamente erano liberi, ma anche sprotetti, e spesso anche perseguitati. Tali furono Socrate, Platone e Pitagora. A questi tre seguita e cede, a parere del retto giudizio, Aristotile; che la macchia d’essere stato pedagogo di Alessandro, e d’esserne nato suddito in Stagira, non poco pure oscurare dovea la sua fama fra i greci, e alquanto forse la sua filosofia indebolire e minorare.

Ma non credo necessario di annoverare i tanti e tanti altri filosofi capi-setta, di cui la Grecia libera abbondò, per darla interamente vinta per questa parte di letteratura alle repubbliche. Lo investigare altamente le cagioni delle cose, e principalmente le morali, non fu né potea esser mai l’arte, non che promossa e protetta, ma pur tollerata ne’ suoi cominciamenti, dal principe; il quale, fra le cagioni d’ogni male politico, non può ignorare d’esser egli la maggiore e la prima.

Se la filosofia seguitiamo traspiantata di Grecia in Italia, i veri romani filosofi troviamo pure essere stati quasi tutti anteriori ad Augusto: Panezio, Varrone, Lucrezio, Catone; ed in ultimo, maggiore di tutti, il gran Tullio; figlio, a dir vero, di morente repubblica, ma scrittore puro e pensatore non degno di nascente tirannide. Filosofi investigatori di politiche e morali veritá, l’Italia non ne ebbe dappoi quasi niuno di vaglia, infino al Machiavelli. Questi, profondissimo in tutto ciò che spetta ai governi, nella sublime e intera cognizione e sviluppo del cuor dell’uomo inimitabil maestro, è stato e merita d’essere capo-setta fra noi. Ma il Machiavelli è pure anche figlio di una tal quale agonizzante repubblica; e benché con alcune dediche ai medicei tiranni disonorasse egli alquanto se stesso, pure da essi per somma ventura sua non essendo stato protetto, luminosamente perciò scrisse il vero. Ciò non ostante, come pianta troppo straniera alla Italia serva e avvilita, poco fu egli considerato e poco letto e assai meno meditato e inteso finch’egli visse; dopo morto, rimase assai screditato ed egli e il suo libro. E circa a quest’autore mi conviene qui di passo osservare una strana bizzarria dell’ingegno umano, ed è che dal solo suo libro Del principe si potrebbero qua e lá ricavare alcune massime immorali e tiranniche; e queste dall’autore sono messe in luce