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libro iii - capitolo x
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nel cuore di tutti, e l’abborrimento e la rabbia vi genera, in chi sta ella risposta questa sí temuta forza, fuorché nel volere di tutti, o dei piú? Ora, io domando: come potrá esser mai che i tutti od i piú, conoscendo essi appieno la ragione ed il vero, vorranno pure far male, paura e danno a se stessi, per giovare ad un solo? Il qual uno, dalla stessa ragione vien loro rappresentato e dimostrato pel loro primo oppressore e nemico; ed impotente, e sprezzabile, e risibil nemico, ogniqualvolta i tutti, od i piú, con la loro ignoranza e cecitá non lo avvalorino essi soli. Tali per l’appunto venivano reputati i re da ogni piú infimo popolano di Roma nei tempi sublimi della repubblica: e di un cosí retto giudizio cagione sola ne era pur l’opinione, la quale, per via di libertá e dei tribuni, era stata infino nei piú infimi felicemente trasfusa. La ragione dunque e la veritá, per via di scrittori penetrando infino al piú infimo di noi, tosto verremo a riguardare i re tutti per quello appunto ch’ei sono. E in una moltitudine d’uomini, dal veramente conoscere i propri diritti al ripigliarseli e difenderli, egli è brevissimo il passo.

Ma tanta, a parer mio, può essere l’influenza degli eccellenti scrittori su la opinione, ch’io ardisco asserire che se Roma, oltre i salutari censori che tanto l’accrebbero e tanto ne prolungarono la virtú e la vita, avesse anche instituito con grandi onori un magistrato composto dei piú sublimi scrittori riconosciuti giá tali, e consecrati d’allora in poi unicamente allo scrivere; e se, mostrando cosí di farne grandissima stima, avesse Roma rivolto una parte dei sublimi naturali ingegni a ricercare la gloria scrivendo; cosí fatti magistrati scrittori, coi libri loro piú durevoli e convincenti che le tribunizie concioni nel fòro, avrebbero combattuto in tanti modi, e con sí forti armi il nascente lusso, la insaziabile aviditá d’impero, la venalitá dei magistrati, e tutti gli altri abusi in somma che a precipitosa rovina la traevano, che la vera repubblica sarebbe forse durata assai piú. E di grazia si rifletta che se a Cesare, giá oltre il Rubicone varcato, altro piú non si poteva opporre che armi civili o servile obbedienza; a Cesare giovinetto ancora, agli individui degli eserciti suoi, come altresí a Mario a Silla ed