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libro i - capitolo iii
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nobile mezzo acquistare a se stesso, in vece di quell’infame illimitato potere di nuocere ch’egli avrebbe distrutto, una immensa e non mai finora tentata gloria, e la piú eminente che possa cadere mai nella mente dell’uomo: di avere, colle proprie legittime privazioni, stabilita la durevole felicitá di un popolo intero. Ora, ch’è egli dunque codesto buon principe di cui ci vanno ogni giorno intronando gli orecchi la viltá ed il timore? Un uomo, che non si reputa un uomo; (ed infatti non lo è); ma, in tutt’altro senso ch’ei non l’estima, un ente che forse vuole il bene del corpo degli altri, cioè che non siano né nudi, né mendici; ma, che volendoli ciecamente obbedienti all’arbitrio d’un solo, necessariamente li vuole ad un tempo e stupidi e vili e viziosi, e assai men uomini in somma che bruti. Un tale buon principe (che buono altramente non può esser mai chiunque possiede una usurpata, illegittima, illimitata autoritá) potrá egli giustamente da chi ragiona chiamarsi meno tiranno che il pessimo, poiché gli stessi pessimi effetti dall’uno come dall’altro ridondano? e, come tale, si dovrá egli meno abborrire da chi conosce e sente il servaggio? Il conservare, il difendere ad ogni costo, il reputare come la piú nobile sua prerogativa lo sterminato potere di nuocere a tutti, non è egli sempre uno imperdonabil delitto agli occhi di tutti, ancorché pure chi è reo di tal pregio in modo nessuno mai non ne abusi? E si può egli creder mai che codesto sognato buon principe possa andare esente dalla paura, poiché egli pure persiste nel rimanere, per via della forza, maggior delle leggi? E può egli costui, piú che gli altri suoi pari, esimere i sudditi dalla paura, poich’essi all’ombra di leggi in nulla sottoposte a soldati, non possono sicuramente mai ridersi di niuno de’ suoi assoluti capricci, che volesse (anco istantaneamente) usurparsi il titolo sacro di legge? Io crederei all’incontro che per lo piú quei tiranni che hanno da natura una miglior indole riescano, quanto all’effetto, i peggiori pel popolo. Ed eccone una prova. Gli uomini buoni suppongono sempre che gli altri sian tali; i tiranni tutti per lo piú niente affatto conoscono gli uomini, presi universalmente; ma niente affatto poi certamente conoscono quelli che non vedono